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Musica

Basta trattare i dischi come un feticcio

Certo, il vinile è una seccatura, devi alzarti e distogliere lo sguardo dal monitor per girarlo, ma siamo sicuri di voler affidare tutto a internet?

Vedo spuntare sempre più articoli d’opinione sui supporti fisici (vinile in particolare) di persone che sostengono di volersene disfare in favore dello streaming digitale. Immagino tu abbia bisogno di più spazio per le piante di pomodoro biologico e i libri di Bataille che non hai mai letto, ma proviamo lo stesso ad analizzare per un secondo il tuo processo logico. Lascia che mi alzi su di un pulpito improvvisato e ti spieghi che cosa c’è che non va nelle tue generalizzazioni e quanto queste siano venefiche per i musicisti che dici di amare.

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Il più recente è stato questo pezzo di Metalsucks sullo sbarazzarsi del vinile (che però parla più che altro di CD) perché sarebbe più che altro un feticcio da collezionisti. Sono incline a concordare sul fatto che la saturazione del mercato sia un grosso problema per l’industria discografica, in particolare quella del vinile, perché le major si sono rese conto che se questa roba è tornata di moda possono ristampare ogni cazzata che hanno in catalogo in quantità mostruose. Ma non posso essere d’accordo quando in pratica prendono per il culo chi ha scelto per i propri motivi di preferire un certo formato. Le opinioni sono come un buco di culo: non tutti quelle che trovi su Internet valgono una sega.

L’autore dice di voler ancora supportare gli artisti e di conseguenza di usare servizi di streaming come Spotify, sostenendo l’esagerazione che ogni cosa sia mai stata registrata esista online in qualche forma. Questa opinione è basata su una verità, ma è una verità talmente minuscola che anche un politico si vergognerebbe a usarla. Tutti ci ricordiamo del fastidioso tormentone “Happy” di Pharrell Williams, no? Quella canzone schiacciava qualunque cosa contenesse la sua viscida, odiosa melodia e sul servizio di streaming Pandora questa merda ha raggiunto 43 milioni di riproduzioni. Sai quanti soldi ha fatto guadagnare a Pharrell? Tremila dollari. Ora consideriamo il fatto che praticamente ogni altra canzone che ci possa venire in mente ha una fanbase molto più piccola, quanti soldi pensi che abbia ricavato il tuo gruppo preferito dalle tue sei riproduzioni su Spotify? Certo, i servizi di streaming possono rendere la vita dei fan più semplice e ti fanno evitare il senso di colpa connesso al download da qualche sito russo con contorno di porno illegale, ma la verità è che non stai facendo un cazzo di niente per aiutare veramente le band. Per quanto riguarda il fatto che tutto-tutto sia a disposizione da qualche parte, devi avere fiducia nel fatto che la persona che l’ha caricato per prima non l’abbia fatto a cazzo di cane, ma in alta qualità. O che non venga tirato giù dal proprietario del copyright. O che la tua connessione Internet non cada durante il secondo ritornello. Questi e altri potenziali problemi, pur non essendo la fine del mondo, rappresentano una gran rottura di coglioni. Ti affidi a qualcun altro per l’upload. Hai deciso di escludere completamente la tua personale responsabilità.

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Bandcamp è un buon modello per supportare direttamente i gruppi che ti piacciono pur restando nel campo del digitale, ma non viene menzionato un granché in questi pezzi, perché il messaggio nascosto tra le righe è che non si dovrebbe mai pagare per nulla. Si chiama senso di superiorità.

Le band dei circuiti indipendenti fanno una vita già abbastanza dura. Per poter continuare a donare musica al mondo è richiesto un ciclo continuo di tour, merchandising e lavori di merda volti ad autofinanziarsi. Non mi sentirai mai dire che ogni gruppo si merita i tuoi soldi solo perché muore di fame per la sua arte, principalmente perché lavorare sodo non significa sempre produrre buona musica o anche solo musica che comunichi qualcosa. Ma insisto perché la prossima volta che ti scappa di proclamare pubblicamente il tuo supporto per un gruppo o per un’etichetta, e allo stesso tempo ascoltare la loro musica in streaming o tramite download illegali, tu chiuda invece quella cazzo di bocca. Il metano fa già abbastanza danni all’ozono senza le tue stronzate a peggiorare la situazione.

Tutti compriamo la musica in formati diversi e per diverse ragioni. Non ti dirò che uno è superiore a un altro perché, fortunatamente, non devo vivere la tua vita. Ma pubblicare una dichiarazione che dice che il vinile è un inutile spreco di risorse è offensivo e da irresponsabili. Crede a quello che dice chi sostiene di preferire il vinile per il suono più caldo? Tutti quelli che comprano dischi poi li ascoltano? Naturalmente no, ma il tuo compito non è quello di censurare le altre persone perché tu ti senti tutto tronfio perché ti sei sbarazzato della tua collezione. La stessa cosa vale per chi si stupisce del fatto che si pubblichino e si comprino ancora i CD. Liberarsi di una parte della tua vita non è una grande conquista a meno che non si tratti di un cancro o di un cadavere di 200 kg che stava in cantina. Nessuno è tenuto a congratularsi con te.

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Certo, il vinile è una rottura di cazzo. Devi alzarti e distogliere lo sguardo dal computer per cambiare lato e capisco che questo potrebbe avere un serio impatto sulla tua giornata. Ma pensa per un attimo alle etichette che stampano dischi e ai negozi che si mantengono e hanno creato una sottocultura tramite la loro vendita. L’attesa media perché un disco venga stampato al giorno d’oggi è salita da circa sei settimane a diversi mesi, da quando le major e il Record Store Day sono comparsi sul mercato. Non è facile per una piccola etichetta avere tutti quei soldi bloccati così a lungo, soprattutto se lo fa per amore della musica e non perché qualcuno su Vogue ha detto che “il vinile è tornato!”

E cosa dire dei negozi di dischi indipendenti? Ti rendi conto, vero, che tanto per cominciare contribuiscono all’economia locale creando lavoro e pagando le tasse? E a un livello più profondo, come spazio in cui le persone si incontrano e scoprono nuovi gruppi e vengono a sapere dei concerti tramite vera comunicazione verbale? Il negozio indipendente è una risorsa per queste cose perché è reale. C’è un motivo se 100 persone hanno messo “Parteciperò” al tuo evento su Facebook ma se ne sono presentate solo 35. È un tipo di cultura che non troverai in un forum o in una chat. Potrebbe addirittura funzionare meglio di OkCupid per qualcuno non troppo introverso.

Mi fa piacere che tu ti stia semplificando la vita, se ti fa felice. Qua la mano. Ma non ti sedere su un trono a sputare mezze verità con aria da snob per tenere a bada la tua coscienza. Questo vale per tutti quelli che si sono appena messi alla scrivania con una bella tazza di tè alle erbe cruelty free equo-solidale con l’idea di scrivere qualcosa del genere. Non voglio scoraggiarti dal farlo, voglio scoraggiarti dal fare la parte di quello che supporta gli artisti e le etichette con lo sforzo più piccolo che si possa fare.

Infine, smettila di dire “vinili” al plurale. Fai la figura dello stronzo.

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