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Musica

L'underground in Perù è più vivo che mai

"In sé l'idea di fare noise a Lima è già destabilizzante, contiente al suo interno un germe di ribellione." Ce lo siamo fatti raccontare dal fondatore di Buh Records.
Sonia Garcia
Milan, IT

Della tradizione musicale peruviana legata al folklore andino, patrimonio dal valore incalcolabile, ho già parlato a sufficienza in passato, e oltretutto ci sono da poco rientrata in fissa. Dopo la serie di articoli sulle scene alternative/underground di varie parti del mondo—Indonesia, Cile, Vietnam—una conclusione molto più sensata e razionale riguardante la musica in un paese che non sia negli USA/Europa, è che l'influenza e la suggestione occidentale, non necessariamente deve essere sinonimo di sfacelo culturale delle culture native, o perlomeno, non è di questo che voglio parlare in questo articolo. L'avanguardia musicale in Perù, la sua evoluzione negli anni fino ad oggi, il suo legame con gli avvenimenti storici del paese e con la lacerazione sociale postcolonialista, è un passaggio che, in quanto peruviana, sentivo il dovere di approfondire. Non a caso, ciò che ne è emerso è che quasi tutta la scena nasce e si sviluppa a partire dalla costa peruviana, la parte più benestante e occidentalizzata, il cui fiore all'occhiello è naturalmente Lima.

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Su Internet è pieno di documenti e resoconti, ma ho ritenuto più appagante parlare con chi in questo ambiente ci ha sempre vissuto, e che si impegna a farlo crescere e cooperare con la scena internazionale. "Molti gruppi italiani mi hanno contattato per fare uscire i loro dischi sulla mia etichetta," mi spiega Luis Alvarado, fondatore di Buh Records, label noise/industrial/drone con sede a Lima, "tipo i Corpoparassita o i My Cat Is An Alien. Ho un sacco di amici là."

Oltre all'etichetta, Luis ha un progetto industrial noise, Jgruu, assieme al socio Ignacio Briceño.

La prima cosa Luis che mi chiede è come mi sono imbattuta nel suo nome e in quello della sua etichetta.

Noisey: Be', mi stavo leggendo varie storie sull'avanguardia peruviana dagli anni Cinquanta in poi, e sono finita su questa compilation bellissima, uscita per Pogus, che più esplicita non poteva essere: Tensions at the Vanguard New Music from Peru 1948-1979. Ho visto che sei stato tu a selezionare le tracce.

Luis: Sì, sono stato il curatore di quell'album. Dove uscirà questa intervista?

Su Noisey Italia!
Ah, che bello. Conosco molti italiani, sono stato lì l'anno scorso, in inverno. Ho suonato a Roma, al Dal Verme, per Roma La Drona. C'erano tantissimi altri artisti noise e industrial, è stato bellissimo. Ho conosciuto gli Aktion, e un sacco di altri gruppi. C'è un bel giro a Roma. Conosco Edo Tetsuo e con lui abbiamo concordato l'uscita di una compilation che racchiuderà le ultime novità dell'underground sperimentale italiano. Lui la curerà e io la pubblicherò. Questo il prossimo anno.

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Fico. E a Milano conosci qualcuno?
Sì ho conosciuto varia gente sempre in quegli stessi giorni in cui ero in Italia. A Milano sono stato a vedere gli Acid Mothers Temple mi ricordo, allo Spazio O'.

Dovevo andare anch'io ma alla fine niente. Mi racconti un po' di com'è nata Buh Records?
Buh Records ha già un po' di anni, è nata nel 2004, e prima già organizzavo concerti noise e di musica sperimentale. Poi ho deciso di aprire un progetto mio, un'etichetta che andasse oltre l'organizzazione di concerti, che comunque è rimasta una delle mie attività preferite. Faccio almeno un paio di concerti al mese qui a Lima, è un'attività costante. In questi dieci anni ho fatto uscire settantuno/settantadue dischi. La premessa della mia etichetta è sempre stata quella di concentrarsi sulla scena underground che non si identificava in nessun circuito rock o di musica elettronica fino ad allora presenti. Sai che intendo no? Un grado di sperimentazione diverso. A Lima c'è una scena sperimentale molto viva, che si affianca a quella punk/psichedelica originatasi negli anni Sessanta. In effetti vanno molto questi generi a Lima. C'è pure tutta una tradizione di musica elettroacustica e contemporanea, che è quella raccolta nella compilation che ho fatto. La scena underground sperimentale attuale è molto cosciente di questo universo che c'è dietro, e attualmente ci sono un sacco di etichette che organizzano concerti di questo tipo. C'è un ambiente molto variegato. Lima è molto grande, e i generi musicali cambiano. Va molto la cumbia psichedelica… c'è tutto un movimento underground molto grande, e gli stili al suo interno variano molto. Si va dal surf all'hardcore, dal punk alla psichedelia. E in questo universo c'è l'attività più prettamente sperimentale, dalla quale transitano molte persone provenienti da ambiti pop. Molti artisti che hanno due o tre progetti ci approdano prima o poi, è un dato di fatto. Il risultato è che c'è un'attività costante, ci sono sempre concerti, festival, con particolare predilezione per la psichedelia e il rumorismo. Lima è una città molto recettiva alle novità, capisci? Credo che ogni artista straniero che verrà a suonare qui, vivrà un'esperienza intensissima, anche perché il pubblico è davvero molto curioso. Non è così numeroso, ma c'è e anche i concerti sono frequenti. Io organizzo e suono, poi mi occupo di distribuzione, booking etc.

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Ed è il tuo lavoro a tempo pieno?
Sì, i miei principali ingressi arrivano dalle attività dell'etichetta, ma faccio anche altre cose. In fondo faccio concerti per cinquecento persone, i numeri sono bassi. Non sono concerti grandi, ma poi magari quando ci sono di mezzo festival, quindi un maggior numero di partecipanti, i risvolti sono sempre più positivi.

Capito. E che rapporto c'è tra voi che organizzate e supportate questa scena?
Siamo tutti amici. Ovviamente abbiamo punti di vista diversi su vari aspetti, ma andiamo d'accordo. Oltre a Buh Records ci sonon un sacco di altre realtà, a cominciare da quelle organizzate negli istituti. La Fondazione Telefonica, ad esempio, è un'impresa internazionale che ha un centro culturale in cui avvengono quasi esclusivamente concerti di musica sperimentale, un festival di musica d'avanguardia a novembre chiamato Integraciones, e tante altre cose. Facciamo un sacco di fiere di dischi, che ospitano quaranta etichette e case discografiche di Lima.

Com'è il movimento nel resto del Perù?
Ad Arequipa c’è un altro festival noise che si chiama Asimetria, e a Trujillo pure. Lì va un sacco anche il giro hardcore/metal. Però ad Arequipa c’è più attenzione alla musica sperimentale. In Amazzonia, a Chachapoya, c’è un festival molto bello a cui vado settimana prossima. Le attività ci sono, più di quelle che uno si immagina: di fatto credo che la scena peruviana è una di quelle più importanti e potenti del Sud America. Ok, fare paragoni può essere sempre soggettivo, però confrontando con quello che ho visto in Cile o Argentina qui non abbiamo proprio niente da invidiare. Il pubblico c’è sempre e spesso è più consistente di quello che si pensa. Considera che io lavoro come curatore d’arte, organizzo eventi ed esposizioni, e conosco molto bene il circuito d’arte di Lima. Cerco sempre di conciliare l’arte con la musica, ho varie attività coinvolte.

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Credi che la scena sia condizionata e influenzata da quanto avviene in Europa o negli Stati Uniti?
Le influenze e le tendenze che si impongono nei circuiti underground non sono mai da prendere individualmente, ce n’è un flusso continuo e costante. Non si può definire una corrente sola, ce ne sono almeno cinquanta che affluiscono tutte insieme. Di fatto l’industrial techno a Lima è molto apprezzata, e il pubblico è estremamente recettivo a questo genere. Ciò che viene incontro a questo meccanismo è Internet e il fatto che permette a chiunque di rimanere aggiornato con le tendenze e con tutto quello che succede nella musica. Prima dicevo della cumbia sperimentale, che adesso qui va tantissimo. Vanno di moda moltissime cose, ma la scena underground sperimentale di Lima ha un suo linguaggio peculiare. In effetti credo sia molto più vicino alle realtà psichedeliche. È che negli anni Novanta qui tutti ascoltavamo i Sonic Youth, My Bloody Valentine, poi nel Duemila è toccato ai Black Dice, Animal Collective, dopo che vennero a suonare qui a Lima, e allora da lì si è sviluppato un movimento attorno a questo genere. A molti interessava l’improvvisazione libera, il drone, io stesso ho cominciato così e adesso vedo che ci sono molti giovani con i miei stessi interessi. Le influenze non possono essere solo ricondotte agli agenti esterni però, molto è dipeso da come si è sviluppato il rock qui negli anni Sessanta, o la sperimentazione sonora degli anni Settanta, specie unita a quella andina. Bisogna capire che la società di Lima è costituita da vari tipi di strati sociali, c’è una segmentazione sociale molto marcata, all’interno della quale diventa indispensabile la convivenza. C’è una somma di individualità, di etnie e di comunità differenti: la musica sperimentale qui calza a pennello, perché di fronte a tanta diversità non resta che puntare alla fusione e agli adattamenti. Per me la musica sperimentale è una forma di fusione, è portare le cose verso un confine a cui di solito non si guarda nemmeno. E come dicevo, è una conseguenza della situazione sociale in cui viviamo, che è frammentata, lacerata, molto particolare. Abbiamo un passato di violenza interna e di terrorismo, crisi economiche e tutta una serie di cose che hanno portato al fiorire di una scena come questa. Una caratteristica che la rende unica ha a che vedere con l'attitudine con cui viene portata avanti, cioè in totale autogestione. Non ci sono garanzie di nessun tipo, a volte si perdono soldi, ma la gente ha a cuore questi principi e i concerti vengono organizzati comunque. Il fatto che sia autogestita l'ha anche resa molto libera, perciò credo che, per riassumere, la sperimentazione a Lima sia eclettica, ammette ogni tipo di influenze, come una grande insalata di suoni e generi che magari in Europa sono individuali. Per esempio, immaginati un concerto underground a Lima. Puoi trovarti davanti a un gruppo ska, poi uno reggae, poi un cantautore, un gruppo metal e infine un dj. Qui è normale avere tante situazioni diverse, che non hanno niente a che vedere l'una con l'altra, insieme. In Europa, da quello che ho visto, no. Ci sono microscene di artisti che suonano tutti post punk o wave, o industrial, che si fondono insieme solo in occasione di festival. Qui invece ciò avviene anche agli eventi piccoli, e ognuno apporta la sua fetta di pubblico. Gente che viene dall'elettronica, dal noise, dal punk, tutto si incanala in questo circuito, che per molti versi ricorda una non-scena, alla quale confluiscono tutti quei generi che altrimenti non avrebbero uno spazio ben definito.

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Capisco. Pure qui c'è questa necessità, ma c'è da dire che i contenitori all'interno dei quali si aggregano le varie realtà sono quasi esclusivamente fisici, non c'è tanta "fusione" di generi e di pubblico. Per dire, è difficile che a una serata industrial techno apra un gruppo ska. Anzi proprio impossibile, si punta molto sull'interesse settoriale del pubblico, che in effetti esiste e rende possibile gran parte di questi eventi. Per quanto ti riguarda, che influenza ha la proposta musicale delle tue serate?
Sì, capisco. Qui siamo tutti molto aggiornati su cosa succede nel resto del mondo, a livello musicale soprattutto. Mi ascolto un sacco di drone ed elettroacustica, psichedelia in generale. Sono anche dj, ma di base metto un sacco di space music ai miei set. Però sì, ascolto anche robe che si ballano, tipo techno. Mi piace la roba che esce su Raster Noton ultimamente, Dasha Rush…

Fichissima lei. E passano tanti artisti internazionali da Lima?
Sì, il prossimo concerto che ho organizzato è fra poche settimane, con Pharmakon. Verrà Stephen O'Malley dei Sunn O))). Con lui ho molti contatti, è grande fan di Buh Records e mi ha pure comprato vari dischi. Viene a fine anno e organizzeremo concerti insieme, a quanto pare. Anche Mika Vainio passerà di qui a novembre, i Silver Apples e un botto di altra gente.

Che figata! Ma senti, a me la voglia di approfondire su questa scena mi è venuta leggendo il saggio scritto da Clara Petrozzi sull'avanguardia musicale in Perù dagli anni Cinquanta ad oggi. Ci ho trovato delle chicche meravigliose…
Ah sì, la conosco. Tutto questo appartiene all'ambito della musica accademica. È interessante che tu faccia un parallelismo con l'Italia, perché ad esempio Leopoldo La Rosa è stato uno dei pionieri della musica d'avanguardia italiana ed era peruviano. Il primo concerto di musica sperimentale in Italia l'ha fatto lui, in collaborazione con John Cage, Walter Marchetti e Juan Hidalgo. La musica accademica qui comunque ha un'altra valenza e matrice di origine, si differenzia dall'underground. Sono mondi distinti.

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Sì, ma a livello storico è stato davvero illuminante. Un'altra roba, le istituzioni come si pongono nei confronti della vostra attività? Vi offrono spazi adeguati o dovete occuparli e riusarli?
I contesti sono stati più favorevoli che contrari ai nostri eventi. Dipende molto dalla municipalità e dalla dirigenza di Lima, varia molto a seconda di chi è al potere. Per l'underground e per le culture alternative c'è sempre stata grande apertura, ma da poco è cambiato sindaco e molte cose non sono più come prima. C'è appoggio istituzionale, non possiamo dire che non c'è, ma non costante. Questo manca. In ogni caso non è quell'appoggio a tenere in vita la scena. Sono molto più rilevanti le istituzioni private, è grazie a loro che l'underground sperimentale ha ottenuto tutta questa visibilità. È una scena autogestita e autosostenuta, gli ingressi si fanno vendendo da bere etc. La gente ha trovato una formula che funziona, in cui si offre musica di qualità e si mandano avanti progetti, a beneficio di tutti, pubblico e organizzatori. Ci sono locali, a volte capita che ne chiudano alcuni per vari motivi, ma poi puntualmente ne aprono altri a rimpiazzarli.

È più fervido l'utilizzo degli spazi che qui, forse. Qui ci sono determinati ambienti—perlopiù occupati—che vengono automaticamente associati a proposte musicali di un certo tipo, e personalmente mi va benissimo così, ma riconosco che anche un rimescolamento non farebbe male.
Anche io ho visto molto movimento in Italia. Mi ricordo di aver visto spesso l'ingresso a offerta libera, e vedo che funziona. Anche qui è così, ma a Roma ho visto che è tutto molto settorializzato. I concerti noise/drone avvengono quasi tutti negli stessi locali, a Lima come ti dicevo è molto più mischiato. Un'altra cosa che ho notato è che c'è tanta produzione, almeno considerato il numero di dischi che mi sono portato a casa.

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La strumentazione è economicamente a disposizione di tutti?
Sì, ci sono un sacco di mercati in città dove rifornirsi, Paruro prima di tutto. O comunque c'è Internet. La situazione economica non permette a tutti i musicisti di Lima di disporre di una strumentazione eccelsa, ma di certo ognuno riesce a procurarsi qualcosa come può.

E per te quali sono i migliori artisti ad emergere da questo contesto?
L'avanguardia sonora peruviana risale, come dicevamo, agli anni Sessanta, con Cesar Bolaños etc. C'è stata tanta sperimentazione nel noise e nell'industrial durante gli anni Ottanta, tipo gli Atrofia Cerebral, T De Cobre, Col Corazon, Jardin. I Novanta invece sono stati gli anni dello shoegaze e della psichedelia, dream pop, etc. I progetti iniziali di Christian Galarreta, Evamuss ed Espira. Ah mi stavo dimenticando tutto il giro hardcore anni Ottanta. Vedi, di varietà ce n'è stata eccome.

Direi di sì. C'è stato un qualche tipo di valore politico e sociale, da parte di chi vive questa scena?
Il noise degli Ottanta aveva tutta una componente sociale, perché derivava dal giro hardcore. In generale tutto l'underground di quegli anni aveva già di per sé una valenza politica. Galarreta e Gabriel Castillo nei loro primi lavori hanno sempre avuto un'attenzione particolare all'associazione musica-disobbedienza. Uno dei festival che avevano organizzato vedeva tra i partecipanti anche alcuni musicisti andini folklorici, la loro visione di musica sperimentale era molto trasversale. Tutto il noise tende a questo, mi vengono in mente i Kill, o i Cuadrado Negro. Pure loro fanno molto riferimenti alla violenza interna degli anni di Sendero Luminoso, fino alla dittatura di Fujimori. Epoche di violazioni di diritti umani, guerre civili, stragi nei villaggi di contadini. In sé l'idea di fare noise a Lima è già destabilizzante, contiente al suo interno un germe di ribellione.

Un dissenso annunciato. Grazie mille Luis, fammi sapere quando ripassi dall'Italia.
Sicuro, grazie a te!

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