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Musica

LACR vs. Berceuse Heroique

Due label molto simili e diverse, che in questo periodo stanno producendo cose assai interessanti

Spesso uso una categoria filosofica per parlare di musica elettronica. È molto pretenzioso, lo so, ma più ci ragiono sopra più continua a sembrarmi il concetto migliore con cui partire per analizzare il modo in cui produttori e fruitori oggi si approcciano alla materia musicale, e da lì poi allargarmi a un'idea di musica più generale, poi a un'idea di cultura più generale, poi a un'idea dell'idea stessa, della conoscienza, della realtà… Insomma faccio un percorso a ritroso, applicando un'idea che era stata concepita come ontologia, per ragionare sull'essere.

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Trattasi di "Differenza & Ripetizione", scapocciamento operato e spiegato dal filosofo con cui i dropout ignoranti come me amano di più sbrodolarsi: Gilles Deleuze. Molto grossolanamente, potremmo definirla come superamento della dialettica, ovvero dell'idea che l'essere si basi sullo scontro (e sulla sintesi) degli opposti, e come negazione dell'identità "separata" delle cose, cui si contrappone, appunto, l'idea di differenza, intesa non in senso negativo ma affermativo. Non separazione, quindi, ma concatenamento: ogni cosa afferma la sua esistenza dentro la ripetizione, il che getta anche via le scale gerarchiche secondo cui l'essere più autentico è quello originale e "primigenio". Mi pare un concetto molto pertinente alla concezione del tempo e delle idee che abbiamo oggi: non solo è sempre più chiaro che l'originalità è un miraggio, ma è anche sempre più evidente come il passato e il futuro si mescolino sempre di più, ben oltre l'idea di "revival"

Se avete un minimo di intelligenza, avrete capito anche in che maniera questa nozione si applica alla musica elettronica e in particolare alla techno: la ripetizione è il flusso continuo di tracce che, essenzialmente, si basano tutte sulla stessa scansione dritta che fa unz unz, la differenza, e quindi il genio, sta nella manier in cui ogni producer interpreta le possibilità ritmiche e cromatiche offerte dallo spazio tra un "unz" e l'altro. Va da se, quindi, che anche in questo caso non ha senso mettere su un piano gerarchico le idee "originali" e quelle derivative, dato che il genere fa della propria derivatività una condizione necessaria, ma anche perché, oramai, la confusione tra suoni old school recuperati, futurismi, retrofuturismi e roba che viene da epoche e luoghi apparentemente estranei, sta dando dei frutti veramente bellissimi.

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A dire il vero, la storia della musica da club ci insegna che la differenza spesso si afferma su insiemi più grossi della discografia di un singolo producer. È la label a rappresentare, di solito, una entità che nella sua stessa ripetitività musicale, grafica e concettuale contiene una miriade di diffferenze e afferma una sua stessa differenza collettiva. Questo è successo, negli anni, prima in maniera "accidentale" e poi per ragioni di mercato. Non c'è voluto molto, però, perché queste diventassero qualcosa su cui i gestori delle label stesse iniziassero ad insistere parecchio, trasformandosi in una sorta di curatori d'arte contemporanea e le loro etichette in un lavoro molto organico e, appunto, sfaccettato. Eccovene quindi due che in questo periodo stanno lavorando parecchio su questi aspetti, e che sono pure molto legate tra loro.

L.A. Club Resource

L.A. Club Resource appartiene a quel bel figliolo che vedete in alto con le mani sui piatti e un orecchio in cuffia. si chiama Delroy Edwards, e la maggior parte di quelli che lo conoscono lo hanno pescato tra le release di mamma L.I.E.S., motivo per cui qualcuno l'ha già sbrigativamente definita una versione west coast dell'etichetta di Ron Morelli. Non è del tutto esatto. in comune le due etichette hanno la preferenza per il suono delle macchine analogiche che stanno alla base del suono house e techno classico, usandolo però senza intenti di revival e con l'intenzione di stravolgere completamente il passato e i classici con spirito di differenza brutalista. Rispetto agli amici newyorkparigini, i californiani calcano decisamente la mano, d auna parte aggredendo di brutto le radici funk della house, rimescolandone i cliché a palate di catrame e cemento, dall'altra lasciandosi andare a squirtate harsh noise che sembrano fottersene di qualsiasi cosa. Il tutto senza che la caciara sfoci mai in pippe mentali depressive inautentiche, anzi è una violenza in qualche modo "gioiosa", una crudeltà molto positiva, lo spirito creativo dello spaccare tutto.

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Il manifesto della label l'ha pubblicato Delroy stesso col nome di DJ Punisher: una traccia di garage house sepolta sotto i detriti di un sacco di comunicazioni non-riuscite, con tre brevi pezzi di noise libero e minimale, tool catartici per dei DJ set confrontazionali che chissà se ascolteremo mai davvero. Un tributo agli stereo scassati con cui tuo cugino impasticcato ascoltava della techno ultra-ripetitiva in cameretta, e contemporaneamente alla ferocia del miglior power electronics. È un bene però andarsi anche ad ascoltare i vari mixtape di hip-hop mutilato e saturo di me(r)die con cui Edwards si trastulla molto spesso. Molto più di recente (ieri) è uscito l'EP Dirge, di Skander, che è un DJ e producer di San Francisco. Meno noise ma più paludoso e—a tratti—volutamente inconcludente del boss, è molto interessato al potere tossico di certe texture "brutte" ma anche capace di grande prepotenza per quanto riguard i suoni di cassa. Sbaaaaammmmm, ascoltate qua:

Molto interessante è, poi, che a livello grafico si insista per presentare questi dischi con un estetica che sta in mezzo tra i significanti più ovvi della cattiveria discografica (un po' metal un po' gangsta rap, un po' industrial) e una marca di attrezzi da lavoro. Qualcosa che si può usare per piantare un chiodo in un muro ma anche in testa a qualcuno.

Berceuse Heroique

Meno funk, meno americana, meno stradaiola e più decisamente paranoica, l'inglese Berceuse Heroique sta comunque dalla parte di chi la techno la vuole ingolfata di frequenze fastidiose. Delle due è quella che ha fatto sicuramente più uscite, e che più insiste sulla componente (icono)grafica. Più che ficcare cacciavite nei ghetto blaster, quindi, al misterioso DJ fondatore ΚΕΜΑΛ e agli artisti (su tutti Ekman e Vereker) che sono finiti sotto il suo marchio interessa di più insistere su una tensione pre-apocalittica creata dall'estremizzazione dell'idea di acid techno, calcando la mano sulla roboticità e la staticità delle macchine analogiche, come a volersi sfinire da soli a forza di stuzzicare la propria claustrofobia.

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Allo stesso modo, le grafiche tutte uguali e diverse dei vinili BH sono tutte dei collage di foto e citazioni che sembrano insistere sulle idee di potere, di militarismo (vedi anche il logo della label), controllo e del loro esatto opposto politico. Un distopismo talmente esagerato e irreale da fare da commento alla distopia reale ancora più esagerato che stiamo vivendo in questi giorni a livello internzionale, un cut up di corrispondenze storiche e simboliche, a riprova gnostica dell'eterno ritorno dell'uguale, della ripetizione. Qualcosa di un po' più spirituale che politico. Esorterei anche a non farsi sfuggire i mixtape che, di tanto in tanto, il SoundCloud della crew ospita, compilati da amici e alleati dotati dello stesso spirito terrorista.

Alla fine, tutte e due le label sembrano volersi rapportare con la fine del mondo: Se Berceuse Heroique rappresenta l'ansia nel momento appena precedente allo sgretolamento, LACR pare quasi il suono delle strade di un mondo mezzo Stalker mezzo Gummo. Entrambe sembrano vedere nell'insistere con quello che percepiamo come fastidioso e abrasivo, o perfino noioso e kitsch, il modo di ritrovare qualche tipo di intensità e libertà, facendo i conti con un'apocalisse in cui abbiamo finito per sperare pur di levarci di torno l'ansia del presente. In questo senso, la serie di creature tutte identiche e diverse, senza corpo, che firmano questi dischi (altro classico significante della techno) sono i veri artisti militanti di oggi. Molto più dei producer in carne e ossa che li "manovrano".

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