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Il piano del Pentagono in caso di invasione zombi

Cosa accomuna cappellani militari, robot telecomandati e disinfettante per le mani? Il piano del Pentagono per contrastare le invasioni zombi, ovviamente. Se vi sembra ridicolo, la risposta è che è effettivamente ridicolo.

Foto via Flickr. Questo post è tratto da VICE News.

Nell’eventualità di un’apocalisse zombi, il piano del Pentagono per il salvataggio degli Stati Uniti prevede Chaplain Corps, robot telecomandati e disinfettante per le mani. Esatto: se un mago cattivo dovesse creare degli zombi, i cappellani entrerebbero in azione mentre i robot andrebbero a sostituire gli umani nelle centrali elettriche, evitando di trasformarle in esche per orde di morti viventi. Riguardo al disinfettante per le mani, non abbiamo avuto la prova definitiva che funzioni contro i virus che rianimano i corpi, ma uccide il 99 percento dei batteri. Perché non fare un tentativo?

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Se quello che avete letto vi sembra ridicolo, la risposta è che è effettivamente ridicolo.

Eppure queste misure sono spiegate dettagliatamente nel “CONPLAN 8888,” o “Counter-Zombie Dominance”, un manuale dello United States Strategic Command datato aprile 2011. “Il piano non era stato pensato come uno scherzo,” riporta il documento di 31 pagine pubblicato di recente da Foreign Policy. “L'esagerazione insita nella stesura di un ‘piano emergenza zombi’ si è rivelata uno strumento d’esercitazione utile ed efficace.”

Detto in altre parole, il Pentagono non crede davvero che gli zombi costituiscano un effettivo pericolo, ma la loro invasione rappresenta un’opportunità per teorizzare le reazioni dei militari a una minaccia biologica a rapida diffusione capace di generare orde di nemici e portare il caos in tutto il globo. Il CONPLAN 8888 rappresenta dunque un modello ipotetico per scopi tattici, non troppo dissimile dalle linee guida alla cittadinanza in caso di invasione zombi emanate dai Center for Disease Control and Prevention pochi mesi fa. I CDC avevano usato gli zombi per spiegare cosa fare in caso di un qualsivoglia disastro di ampia portata.

L’ironia che si è persa per strada, tuttavia, è che il Pentagono è indubbiamente legato agli zombi. “Infatti è l’esercito USA che per primo ha portato gli zombi alla nostra attenzione,” ha spiegato a VICE News Sarah Juliet Lauro, docente della Clemson University che ha dedicato vari studi all’argomento.

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Tra il 1915 e il 1934 i marines avevano occupato Haiti ed ebbero modo di assistere alle pratiche vudù sui cadaveri. Questi cosiddetti zombi in realtà erano vittime drogate per apparire morte e successivamente seppellite, riesumate, guarite con un antidoto e poi drogate di nuovo, fino a diventare bruti fuori di senno adatti a poco e niente.

“I marines tornarono dalla missione con una grande quantità di storie affascinanti,” dice Lauro, che tra gli altri ha pubblicato anche Manifesto: The Nonhuman Condition in the Era of Advanced Capitalism. “Una delle storie che suscitò la maggiore attenzione fu quella degli uomini risorti dagli stregoni e confinati a uno stato di schiavitù permanente.”

I racconti dei marines spinsero il giornalista-occultista William Seabrook—lo stesso che era stato nell’ovest dell’Africa per dilettarsi con il cannibalismo—ad andare a Haiti per indagare sulle origini vudù degli zombi. È il suo libro del 1929, The Magic Island, ad aver portato il fenomeno zombi nella cultura pop.

Da allora, dice Lauro, gli zombi sono diventati contenitori perfetti per le nostre paure. “Ogni generazione ha creduto che l’apocalisse avrebbe colpito la sua epoca,” ha aggiunto. Negli anni Cinquanta e Sessanta, i film di zombi erano impregnati della paura della Guerra Fredda e del disastro nucleare. Oggi, i cambiamenti climatici evocano immagini di rifugiati scheletrici che cercano disperatamente cibo, acqua e rifugio. Nel frattempo, i progressi in campo medico ci permettono di tenere in vita i nostri corpi anche quando la mente non funziona.

Così, conclude Lauro, “Forse [siamo noi che] ci sentiamo dei morti viventi. Se non fosse per le innovazioni tecnologiche degli ultimi due secoli, quanti di noi avrebbero vissuto fino all’età che abbiamo raggiunto?”

Segui John Dyer su Twitter: @johnjdyerjr