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Musica

Ascolta il nuovo album dei Pissed Jeans "Why Love Now"

Abbiamo parlato con Matt Korvette del quinto album, di uomini, calvizie e Lydia Lunch.
Ebru Yildiz

I Pissed Jeans sono sempre stati in grado di trovare il male, la tristezza, la depressione e la comicità nella banalità della vita. Matt Korvette non canta di voler distruggere il sistema, canta del sistema che distrugge lui mentre tenta di arrivare alla vecchiaia al suo interno. Il tutto su uno sfondo punk strisciante e rumoroso che si può considerare una versione moderna delle sonorità paludose di Flipper, Kilslug e Jesus Lizard.

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Why Love Now, il loro quinto disco che potete ascoltare qua sotto, è ancora più potente e frutstrato dei precedenti. "(Won't Tell You) My Sign", "Actavia" e "The Bar Is Low" sono marce funebri a mille watt e c'è un rapporto inversamente proporzionale tra il titolo "Worldwide Marine Asset Financial Analyst" e l'incazzatura del pezzo. "I'm a Man", con la voce narrante della scrittrice Lindsay Hunter, racconta il quotidiano sessismo dell'ufficio, dalle dimostrazioni di forza nel cambiare il boccione dell'acqua con una mano sola al mettere in chiaro che "mi piacciono i bambini, ma non vado matto per i fidanzati e per i mariti". Fa paura perché è normale, perfettamente plausibile. Il secondo disco della band era intitolato Hope For Men; questo disco suggerisce che non ci sia poi tanta speranza. Al timone di Love ci sono due produttori: Arthur Rizk, il Signore dei Riff che sta dietro ai Sumerlands che ha anche già lavorato con Title Fight, Prurient e Inquisition, e la leggenda del punk e della no wave Lydia Lunch. Rizk ha scelto gli ampli giusti; Lunch ci ha messo tutta la rabbia che serviva.

Korvette e io abbiamo parlato principalmente di quanto siamo tristi noi maschi, ma anche un pochino di musica.

Noisey: Com'è stato lavorare con Lydia Lunch?
Matt Korvette: È stata una grande presenza nello studio—il suo atteggiamento è molto diverso dal nostro, She was just a great presence in the studio—her attitude was very different from our attitudes, e con la sua esperienza e le sue storie ci ha motivati tantissimo. Non sapevo cosa aspettarmi, il che era il bello. Non è che stessimo andando in studio con una persona di cui puoi consultare le 12 produzioni più famose e sapere esattamente come lavorerà. Era semplicemente pazza—si ascoltava le canzoni, si metteva a sbraitare, ha dato allo studio un'atmosfera molto diversa dal solito, noi siamo abituati a una certa quiete, una certa discrezione—abbiamo sempre lavorato con produttori che avevano le maniere di uno psicologo o qualcosa del genere, mentre Lydia è stata una forza della natura, completamente selvaggia. È l'opposto del californiano passivo-aggressivo—"sì certo, fa' come vuoi, tutto a posto, una figata" e poi invece la pensano in un altro modo o non hanno alcuna opinione. Lei aveva grande entusiasmo e diceva cose allucinanti, e se le piaceva qualcosa le piaceva davvero. Credo che ogni suo complimento sia stato sincero al 100 percento.

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Da dove viene  "Ignorecam"? Sembra strano che degli uomini vogliano essere ignorati, perché noi non la prendiamo bene di solito.
Viene da un vero feticismo che penso che alcune persone abbiano davvero perché ho visto la pubblicità online di servizi per cui si paga delle donne per essere ignorati, c'è tipo una linea telefonica apposita. E ho pensato fosse un'idea davvero fantastica e davvero bizzarra, visto che è una cosa che si può tranquillamente fare gratis. La canzone viene anche dal fatto che nella nuova cultura di Internet si può continuare a seguire qualcuno su Twitter e Facebook ma mettendo il mute o bloccando questa persona. È un modo assurdo di interagire, come se ogni tuo contatto umano fosse costruito su misura.

Non riesco a immaginarmi qualcuno come GG Allin o Iggy Pop eccitarsi con una cosa del genere. 
Forse invece è proprio quello che vogliono, visto che ricevono costantemente attenzione. Spesso, penso, le persone cercano ciò che non potrebbero mai trovare nella loro vita di tutti i giorni. È il motivo per cui ci sono sfigati che vogliono farsi strangolare dalle tipe ma di giorno fanno il turno serale a riempire gli scaffali al supermercato e abitano in casa con i genitori, o avvocati di grido che si fanno mettere il pannolino. Può trattarsi di un riflesso contrario della loro vita reale.

Per loro è una fuga, ma i Pissed Jeans non ti lasciano scappare.
Un paio di album fa ho scritto un pezzo intitolato "Goodbye Hair" sull'arrivo della calvizie. Sta succedendo a me e un paio degli altri della band, e avendone parlato in una canzone ora non dobbiamo più preoccuparcene. Facci un pezzo sopra, parla della tua frustrazione, e improvvisamente la cosa non sarà più così grave, invece di indossare sempre un cappello e cercare di nasconderlo, quello crea molto più stress.

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La mia canzone preferita del disco è "I'm a Man". Come siete riusciti a coinvolgere la scrittrice Lindsay Hunter?
Siamo amici da un po', un paio d'anni. Ho scoperto tramite un'amica che è una fan dei Pissed Jeans e io avevo molto apprezzato i suoi libri, ci ero uscito di testa. Ha un'estetica simile a quella dei Pissed Jeans, con le dovute differenze tra letteratura e musica. Quando ascolti "I'm a Man" è così dolorosamente reale, non è una storia dell'orrore, non c'è un mostro che fa cose vomitevoli e sanguinose, è una persona vera, verosimile. Quando l'ho sentita per la prima volta mi sono venuti i brividi per l'imbarazzo e, sentendo la lista di descrizioni che usa per questo personaggio, ho immediatamente pensato "cazzo, quello l'ho fatto anch'io di sicuro". È stata perfetta, ha centrato in pieno tutte le cose che riguardavano anche me facendomi sentire male e in imbarazzo.

Fa impressione perché non è sopra le righe—non è scioccante come Trump che palpa le donne. È banale. È vero.
È facile cadere in questa trappola anche quando si cerca di stare attenti e badare al proprio comportamento. L'idea diffusa è che i violenti e gli stupratori siano solo dei poco di buono mascherati che aggrediscono sconosciute nel parco di notte, ma invece spesso si tratta di colleghi e ragazzi a posto. Non si tratta solo di urlare cose alle ragazze per strada, ma anche di parlare sopra una tua collega senza rendertene conto, o non includere una donna in un'attività dando per scontato che non le interessi. Sono quelle piccole cose che è più difficile notare, ma ci si può lavorare. Io stesso ci sto lavorando, non voglio sembrare il tipo che ha capito tutto e lancia insulti agli altri uomini. Sto solo cercando di essere una persona migliore, e molte di queste canzoni sono dirette a me stesso, oltre che agli altri.

Che cosa c'è dietro a "Not Even Married"?
Quella canzone è una risposta ai tipi come me, più giovani di me, diciamo attorno ai 25 anni, che vivono una vita piuttosto ordinaria e quando vengono lasciati dalla fidanzata entrano nella fase da artista alla Ian Curtis. Ne sono completamente distrutti. Eppure non saprai mai cosa vuol dire soffrire per una rottura finché non ti troverai a negoziare il possesso della casa e la custodia dei figli. Trovo divertente che i giovani romanticizzino le loro rotture pur non avendo perso un granché. Non è da prendere come un trattato pensato e documentato al 100 percento, è uan canzone piuttosto impulsiva, ma a volte è bello scrivere in modo impulsivo. Non sai di cosa stai parlando finché non devi vendere casa tua e andare a vivere al piano di sopra di un bar con il permesso di vedere i tuoi figli soltanto nei weekend. Mi sto avvicinando alla fine del decennio degli amici che si sposano, e sto entrando nel decennio degli amici che divorziano.

Vedere la depressione in modo romantico ti impedisce di affrontarla sul serio. 
Ci sono persone che fingono di essere depresse per fare festa e attirare l'attenzione. È veramente uno stile del cazzo da adottare di proposito. Nel corso degli anni abbiamo suonato un paio di volte con i Mudhoney, e nel backstage uno di loro ci fa: "Avete visto il Cobain Triste stasera?" A quanto pare, da anni ai loro concerti c'è sempre almeno un adolescente con la maglietta di Daniel Johnston e un cardigan liso che sta davanti al palco a guardarsi le scarpe con aria triste, nel tentativo di assorbire lo spirito di Kurt Cobain per come lo capiscono loro. Loro ridevano come matti—la gente lo ha trasformato in un idolo triste, ma non penso che Kurt Cobain volesse comunicare questo con la sua arte. "Tenete il broncio!" Quella è una cosa che lui avrebbe voluto non avere, e la gente l'ha resa la sua cosa speciale. Essere potenziali suicidi non è uno stato a cui aspirare. Se ti comporti così, non hai mai provato la depressione vera e non hai mai desiderato di suicidarti. Naturalmente è un'influenza importante per così tanta gente, ma non importa dove si trovano, c'è sempre qualcuno che imita Kurt e cerca di farsi notare, e di far notare quanto è triste. Se devi fare Kurt Cobain, salta su qualche batteria.

Foto: Ebru Yildiz.

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