Cosa significa essere goth nel 2018?

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Cosa significa essere goth nel 2018?

Quella dark è una subcultura che esiste in una forma o nell'altra da quarant'anni, così siamo stati a un festival goth in Germania per vedere se è invecchiata bene o male.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT

Come subcultura, quella goth è facile da riconoscere ma piuttosto difficile da definire. Se chiedi a un passante medio, magari ti descriverà un tipo con canotta a rete, stivali con la zeppa e portafogli degli Slipknot con la catena. Se chiedi a tua madre, può essere che tiri fuori vecchie foto degli anni Ottanta in cui la si vede con l'eyeliner alato e i capelli tirati indietro alla Siouxie Sioux. Se vai a Camden Market, a Londra, potresti incontrare dei cybergoth vestiti in lattice di colori fluo, con mascherine da chirurghi e extension ai capelli. Quello che voglio dire è che, a differenza del colore nero, di goth ci sono tipologie infinite, ognuna appartenente a un tempo e un luogo diverso, fino al 1967, quando un tipo usò quella parola per descrivere i Doors.

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Per me, personalmente, "goth" significa i miei amici più stretti, le ore passate a cazzeggiare in vecchie chiese abbandonate, musica pesante fatta con i synth, vestiti fai-da-te e un certo interesse per le cose maledette. In contrasto con la scena punk, nella quale mi sono trovata a identificarmi durante i miei anni formativi, il goth è meno arrabbiato e politicizzato, attira persone più introspettive e riservate. Ma vuole anche dire interessarsi alla parte più oscura dell'esistenza, non necessariamente in senso satanico tipo "voglio succhiarti il sangue" (anche se non c'è niente di male neanche in questo), ma più nel senso che un goth riconosce la morte come parte della vita, e la celebra con la musica, gli abiti e la stravaganza.

Visto da fuori, il goth è un po' strano per il 2018. I trendologi dicono che le tribù basate sullo stile personale stanno per estinguersi, le ricerche accademiche sostengono che il punk è stato l'ultima vera subcultura e Internet fa pensare che ai ragazzini interessino di più i memi e le criptovalute. Tenendo presente tutto ciò, cosa significa essere goth ora? Sta morendo? Si sta evolvendo? È in stallo? Per rispondere a queste e altre domande sono andata alla 27esima edizione del Wave-Gotik Treffen Festival, largamente riconosciuto come il più grande raduno goth del mondo, a dormire, mangiare e far festa con i ventimila goth che hanno invaso la città di Lipsia per un lungo weekend.

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Nonostante la calma che la circonda, Lipsia è chiaramente la location ideale per un festival come il Wave-Gotik Treffen. Con la sua ricca storia di musica classica (Bach, Mendelssohn e Wagner vivevano tutti lì), varie chiese di diversi movimenti architettonici (tra cui il gotico, naturalmente) e un impressionante monumento alla Battaglia delle Nazioni che torreggia al centro della città, una certa teatralità tiene assieme il tutto. E quel monumento di guerra è vicino al Südfriedhof, un cimitero meraviglioso che prevedibilmente diventa frequentatissimo nel weekend, ritrovandosi a ospitare vari carri da morto più del solito nel suo parcheggio.

Gli abitanti della città forse all'inizio avevano qualche preoccupazione per le creature vampiresche che invadevano le loro strade ogni anno, ma ormai hanno accettato il Wave-Gotik Treffen nel loro calendario. Molti dei posti che ho citato prima ospitano eventi speciali in occasione del festival e, quando chiedo in giro, i commercianti locali più anziani esclamano sorridendo cose come "I goth fanno parte della nostra famiglia!" e commentano con nonchalance che puzzano di patchouli, sembrando inavvertitamente una nonna che parla di un cugino un po' strano ma molto simpatico che la va a trovare una volta all'anno portando una sfera antica di cui lei non sa proprio che farsi, ma l'apprezza lo stesso.

Dire che il Wave-Gotik Treffen è come “il Coachella per goth” sarebbe un disservizio verso il W-GT. Sì, tecnicamente è un festival musicale (ci sono oltre 200 artisti in line up, anche se a meno che non siate appassionati di goth potreste riconoscere soltanto il nome dei Jesus and Mary Chain), ma c'è molto di più. La zona è piena di stand che vendono qualunque cosa, dai collari di pizzo elisabettiani a tute intere di maglia metallica e pozioni miste, e un sacco di cibi da assaggiare, compreso il gelato nero (che è bellissimo da vedere) e una quantità preoccupante di assenzio.

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Se non ti interessa vedere i concerti o mangiare, però, puoi anche andare all'Heidnisches Dorf, un parco vicino all'area campeggio. Qua, i visitatori possono assistere a messe in scena di miti Nordici e immergersi in un bagno pubblico con altri goth, cosa che sembra davvero stranissima quindi io non l'ho fatto, ma sono sicura che sia molto divertente per alcuni. Praticamente, come ho scoperto in questi tre giorni, il Wave-Gotik Treffen non è tutto basato sulla musica live, e nemmeno lo è sul cibo o le attività collaterali. È più una comunità che si ritrova da ogni angolo del mondo, e te lo puoi godere anche passando tre giorni seduta nello stesso posto, a guardare la vita (o la morte) scorrere.

Allora, che cosa significa essere goth nel 2018? Se possiamo dedurre qualcosa da questo festival, la subcultura ha talmente tante fazioni che ciò che la tiene insieme è più una "essenza" che qualcosa di concreto. "Sì, non c'è un modo 'giusto' di essere goth", conferma Franziska, 30 anni, che viene al festival da sei. "Puoi fare quello che vuoi, indossare quello che vuoi, essere quello che vuoi. Cambia nel tempo, ma non è una cosa in particolare. È musica, è stile di vita. Non importa quanti anni, puoi comunicare con ogni generazione". È difficile non concordare. I goth continua a resistere senza mirare alla "coolness" o alla "rilevanza". In questo modo, anche quando le subculture più definite e tribali sembrano al tramonto, l'elasticità del goth è ciò che lo mantiene in vita. Chi si sente goth continuerà gravitare attorno a una scena, e lo provano le tante generazioni che si incontrano ogni anno al Wave-Gotik Treffen.

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Punter Ulrich, 57 anni, di Stoccarda, ne è un esempio. Mi dice che si veste goth soltanto al festival ogni anno, e ci viene da cinque anni. "Mi piace lo stile, la gente, l'atmosfera, i vestiti… sono tutti molto gentili", dice. "Volevo vestirmi come gli altri goth. Volevo diventare vittoriano e tornare indietro nel tempo". Ulrich è uno dei tanti "goth stagionali" qui, perché non tutti i partecipanti al festival hanno adottato il goth come stile di vita. Molti di loro non hanno la possibilità di esplorare questa parte di loro stessi nelle loro vite quotidiane, o sostengono di essere attratti più dall'eleganza dell'evento che dalla vera scena goth. Alcune persone con cui ho parlato sono venute fin qua con il solo scopo di godersi il picnic vittoriano, che si svolge nella bellissima distesa del parco Clara Zetkin, e che è aperto al pubblico. Lì goth in stile vittoriano ed elisabettiano, insieme ad alcune altre sottocategorie, possono rilassarsi, mettere in mostra i loro costumi fatti in casa e godersi tè e torte, il tutto venendo costantemente fotografati dai giornali locali.

Quando chiedo come ci si sente al festival, la maggior parte delle risposte contengono le parole "libertà", "comunità" e "casa". La cosa che mi colpisce di più è il fatto che essere goth abbia molto meno a che fare con Satana, la tristezza collettiva o il mangiare bambini di quanto ne abbia con l'idea radicale che si possa indossare quello che si vuole e divertirsi senza giudicare male altra gente. Questo festival, nello specifico, offre uno spazio in cui queste comunità possono prosperare, e dove persone che magari vengono considerate strambe nelle loro città sono lodate.

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Se c'è una cosa in comune tra tutte le persone con cui ho parlato, che si trattasse di steampunk, Medieval, trad, batcave, Victorian, rivethead o cybergoth – è che nessuno di loro pensava di dover alterare la propria essenza per sentirsi a proprio agio all'interno del goth. Anzi, hanno trovato una scena che esprime ciò che sentivano già dentro di sé da molto tempo. So che si può dire la stessa cosa di molte subculture, ma ciò che rende speciale quella goth è che nessuno è qui per essere più figo degli altri. Quella goth è una subcultura, fanno notare in molti, che non ha gerarchie, non ha regole. Certo, la maggior parte è interessata al macabro e ama le cose oscure e drammatiche, ma è più uno stile che ti dà l'opportunità di trovare la libertà in qualunque modo tu preferisca.

Mi sono sentita inaspettatamente triste durante il ritorno a casa, già in lutto per il ritorno alla noia dei non-goth e dei loro jeans chiari. Ma tutto sommato la mia esperienza del goth dopo tre giorni di full immersion ha confermato ciò che sotto sotto sapevo già: che il goth nel 2018 è uguale a come è sempre stato. Non importa quanti teschi indossi ogni giorno, anche se ovviamente più ne hai e meglio è, ma la creatività e l'espressione di sé in qualunque forma. E grazie a questa apertura ed elasticità, il goth può essere immortale.

La versione originale di questo articolo è stata pubblicata su Noisey UK.

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