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Musica

I The Men hanno ricominciato a fare bordello

"Devil Music" è un ritorno ai giorni di gloria del punk newyorkese: qua ve ne facciamo ascoltare un estratto in anteprima.

Nel 2011, i The Men, da Brooklyn, pubblicarono Leave Home, il loro esordio su Sacred Bones Records. Il nome era rubato dal secondo LP dei Ramones e pieno di melodie scalcagnate​ che sembravano uscire dalle prime cose dei Dinosaur Jr. e degli Spacemen 3, ma con tutta l'energia del punk newyorkese.

Più o meno nello stesso periodo, i Milk Music━​da Olympia, Washington━​avevano pubblicato il loro Beyond Living EP. I Merchandise━​da Tampa, Florida━​esploravano le qualità più abrasve del fuzz. Nel deserto dell'Arizona, Ryan Rousseau giocava con i suoi Destruction Unit. Le cose sembravano andare piuttosto bene per il rock americano più rumoroso, distorto e scazzato.

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Tra queste band, i The Men sembravano essere quelli più capaci a incorporare il lato più melodico del rock nella loro formula. Open Your Heart, uscito nel 2012, li vide lanciarsi verso territori più tradizionali. Se Leave Home era un disco che guardava al punk, Open Your Heart rivolgeva lo sguardo ai Cheap Trick, ai Big Star, e a Street Legal di Bob Dylan.

Dal vivo, il gruppo è sempre rimasto un quartetto feroce nella sua concentrazione. Ma, su disco, la loro proposta si è fatta sempre più acuta e sottile. Il loro Campfire Songs EP aveva il nome in testa: era una collezione di brani registrati attorno a un fuoco da campeggio. Arrivati a Tomorrow's Hits, uscito nel 2014, erano cambiate sia la loro formazione che le loro ispirazioni: il rock operaio di Tom Petty e Bruce Springsteen.

Il loro nuovo LP, Devil Music, vede il gruppo—​composto ora da Mark Perro e Nick Chiericozzi alla chitarra e alla voce, dal batterista Rich Samis e dal bassista Kevin Faulkner—tornare alle origini, a quel rock turbolento e vivace che aveva animato le loro prime cose. Uscirà sulla loro etichetta, We Are Men, ed è stato registrato nella sala prove della band "con un atteggiamento decisamente rilassato", dice Chiericozzi.

​"Rilassato" non è però certamente un aggettivo adatto a descrivere "Lion's Den", la quarta canzone del disco. Dopo un'apertura a cura del sassofono strillante di Chiericozzi, il pezzo diventa un attacco di demenza, tutto grida e sporcizia.

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Trovate il pezzo qua sotto, e in fondo la nostra conversazione con Nick.

Noisey: Com'è suonare di nuovo dal vivo dopo tanto tempo?

Nick Chiericozzi:

 I concerti sono stati molto divertenti, stiamo imparando a staccare di nuovo la testa quando siamo sul palco. Le nuove canzoni sono un perfetto riflesso dello stato mentale in cui ci troviamo ora, e quando ci prendiamo bene a suonarle è una figata. Quando accendiamo gli amplificatori proviamo solo a entrare in sincrono l'uno con l'altro e pensare il meno possibile, è difficile da spiegare. Ci siamo presi un po' di tempo lontani dal palco e siamo riusciti a scrivere qualcosa di nuovo e diverso, ecco.

La vostra setlist ha dentro brani da tutto il vostro catalogo?

Ci sono pezzi da Devil Music e un paio di brani scritti appena dopo le sue registrazioni. Abbiamo suonato "Night Landing", da Leave Home, per finire un concerto a New York, la presentazione del nuovo album dei nostri amici Honey. Ed è stato bello! Forse ricominceremo a suonare la nostra roba vecchia, forse no.

Il modo in cui è stato percepito Tomorrow's Hits vi ha sorpresi?
In quale modo è stato percepito? Non ci ho fatto veramente caso, siamo partiti in tour praticamente appena è uscito. Mi sono sempre piaciuti i fiati e le percussioni di quel disco, ma registrarlo non è stata un'esperienza particolare. Sono andato in studio, e stop. Non ci ho messo l'attenzione che avrei dovuto, essendo un esperimento. Mi sentivo come una comparsa in una scena piena di gente. C'erano un sacco di persone, in studio. Facevamo interviste durante le registrazioni. Non c'era luce… insomma, capito?

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Perché state pubblicando l'album da soli?
A un certo punto ti viene necessariamente voglia di lavorare per te stesso, dato che i vantaggi sono maggiori. La Sacred Bones è impegnata su un sacco di progetti e non sarebbe riuscita a metterci in scaletta fino all'anno prossimo. Quindi abbiamo pensato di fare le cose come un tempo e uscire subito. Ci è sembrata la cosa giusta da fare. Il modo in cui viviamo il gruppo può sembrare ridicolo o assurdo, dall'esterno, lo so. Siamo difficili da gestire. E allora stiamo ricominciando da zero, stiamo portando tutto a casa.

Dove avete registrato il nuovo album?
Jordan Lovelace ha registrato i pezzi su un registratore a nastro nella nostra sala prove, che funziona anche da studio. Ci hanno lavorato un po' di persone negli ultimi anni. Non ha un nome vero e proprio, ma ho sentito qualcuno chiamarlo "Spice World." Ci siamo presi due giorni e l'inizio di una serata per registrare il tutto. Il secondo giorno è stato probabilmente il più rilassato di sempre, per me. Continuavamo a ridere e a correre tra la sala prove e il mixer per sentire che cos'era successo.

Di cosa parla "Lions Den"​? Com'è nata?
È nata da una versione acustica che avevo scritto con Boubacar Traore in mente. L'ho fatta sentire a Mark e l'abbiamo psichedelicizzata di brutto, la sua parte sembrava una versione noise dei Pink Floyd. Poi ci siamo . Ti rendi conto subito quando una canzone non funziona, appena finisci di suonarla restano tutti in silenzio, tesi, finché qualcuno non dice, "Proviamo quest'altra." Presto, però, ci ho messo quella parte di sax all'inizio, e abbiamo provato a suonarla a un tempo più veloce.

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Sono stato all'ultimo concerto del vostro tour australiano, suonavate in una stanzetta e ricordo che suonavate a un volume assurdo. Dopo aver fatto quasi tutto il tour su palchi grossi, era come se foste tornati nel vostro elemento naturale.
È stato divertente! Eravamo a Perth, sotto un tendone del circo. Ricordo di essermi girato verso l'amplificatore per fare feedback, e ho visto Julia Holter andarsene mente si tappava le orecchie. Ma hey, a me piaceva! C'era un'atmosfera incredibile. È figo che tu abbia percepito questa cosa della dimensione della stanza. Quest'anno abbiamo suonato in posti piccoli, e sembra la cosa giusta da fare. C'è qualcosa di particolare. Una sensazione, forse? È tutta questione di condividere una sensazione, volerla provare. Come i pinguini che restano tutti vicini per tenere il loro uovo al caldo durante l'inverno, siamo quattro anime assieme in una notte gelida.

Che cosa ti viene in mente oggi ripensando al 2011 e al 2012, quando stavate andando in tour per Leave Home e Open Your Heart?
Ricordo di aver viaggiato. Siamo andati in tantissime città e abbiamo suonato tantissimi concerti. Siamo partiti con l'idea di divertirci. Non abbiamo avuto il minimo approccio professionale e abbiamo lasciato che fosse la musica a prendersi cura delle cose… finché non ci siamo stancati, e abbiamo iniziato ad annoiarci. Devo dire che sono più preso bene per il momento che stiamo vivendo ora. È come se potessimo fare qualsiasi cosa.

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È da un bel po' che suoni a New York, e mi chiedo: fare il musicista a NYC è più facile o difficile che in passato?
New York è in un flusso costante, è cambiata da quando abbiamo iniziato a suonare assieme. Il palazzo in cui abbiamo formato il gruppo è stato demolito. La geografia è cambiata. Esistiamo ai margini dell'economia, e allora dobbiamo essere sempre pronti a cambiamenti drastici e totali. Le band continuano a cambiare forma e ad adattarsi a ciò che le circonda. Non so se sia più facile o più difficile, ma mi sembra che l'elemento più prezioso sia il tempo. Per vivere qua, devi uscire di casa e lavorare per fare soldi, per poi comprare degli strumenti e iniziare a scrivere del materiale decente. E più lavori per sopravvivere, più è difficile riuscirci.

Qual è la cosa più bella che suonare nei The Men ti trasmette?
Mi sento speciale, in un certo senso. Non lo so, è come se il tempo non avesse il minimo potere su di te quando stai suonando. Mi piace cazzeggiare coi miei amici cercando di risolvere i problemi che continuano a venire fuori. Non c'è nient'altro che so fare così bene. Non finisco mai quello che inizio e mi metto sempre a filosofizzare le situazioni in cui mi ritrovo, ma suonare assieme ad altre persone funziona e basta. Vado in automatico. Ed è un modo di vivere.

The Men - Devil Music
1. Dreamer
2. Crime
3. Ridin' On
4. Lion's Den
5. Patterns
6. Violate
7. Hit the Ground
8. Devil Music
9. Gun
10. Fire 'Devil Music' uscirà l'11 novembre su We Are the Men Records.

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