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Musica

La disco sudafricana anni Settanta è la musica più figa di sempre

E ha portato a svilupparsi una scena musicale che oggi è più in forma che mai.

La musica dance sudafricana è totale. Punto.

Il mese scorso c'è stato il festival Ultra Sudafrica, che è stato il più grosso festival musicale della storia africana. Star locali come Black Coffee, Spoek mathambo e tutto il suo dream team Afro-Zulu chiamato Fantasma stanno spaccando dentro e fuori i confini nazionali. Persino Boiler Room è arrivata a Johannesburg questo gennaio, con una lineup che comprendeva Black Coffee, Black Motion, Shimza, Culoe De Song e Okmalumkoolkat. Oh, e non dimentichiamoci che quello sudafricano è il più grosso mercato di house music del mondo.

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Chiaramente, questo mercato non è nato da un momento all'altro. La house è sicuramente la colonna portante della scena sudafricana di oggi, ma se scaviamo un po' nel passato si trova una miniera di musica disco, soul, rock, boogie e jazz di matrice totalmente afro. L'etichetta britannica Strut Records ha deciso di fare un viaggio in questo tipo di sonorità, con la release del quarto volume della serie Next Stop Soweto.

La compilation raccoglie 15 tracce che probabilmente non avrete mai sentito, ma che vi faranno impazzire, di Zulu disco, afro-disco e mbaqanga (una specie di jazz con contaminazioni africane) risalenti al decennio tra il 1975 e il 1985. Questa è un'epoca cruciale, ci racconta il fondatore di Strut Records Quinton Scott, perché ha portato direttamente all'esplosione della "world" music nel cuore degli anni Ottanta. (Poi arriveremo al perché lui stesso odia quel termine.) "È stato un periodo davvero rigoglioso, musicalmente," racconta Scott. "Ci sono state alcune fusioni incredibili con stili locali e soul, disco e rock. Il jive mbaqanga, un sound molto legato al posto in cui era nato, si stava pian piano spostando verso nuovi territori… lasciando spazio a uno stile vocale molto più morbido e soul."

È anche importante capire il contesto socio-politico di questa musica, nata al picco del governo di oppressione durante l'apartheid. La resistenza è arrivata al punto di rottura nel 1976, quando ventimila studenti si sono impossessati delle strade in una protesta ricordata come Soweto Uprising. 176 persone furono ammazzate dalle autorità, che aprirono il fuoco sulla folla.

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"Questi sono stati forse i giorni più bui, in cui non si vedeva un barlume di speranza," racconta Scott. "E, forse per contrasto, la musica in quel periodo rispondeva alla condizione in cui verteva il popolo con un'esplosione di sperimentazioni e slittamenti di stili." Dall'altra parte c'è stata un'esplosione di inni politici con testi in codice. Per esempio, Scott ci fa notare il messaggio velato contenuto nella traccia "1,2,3" di Saitana, contenuta in Next Stop Soweto Vol. 4: "1,2,3 – your turn is over / 4,5,6 – our turn has started."

Dall'altra parte c'era la leggerezza di un genere decisamente apolitico: la disco music. "La Disco è stata una grossa influenza per tanti versi, sia per i neri che per i bianchi," racconta Scott. "Producer super prolifici come Mike Pilot tiravano fuori tracce Hi-NRG per discoteche la cui audience era quasi totalmente bianca, mentre artisti neri avevano altre influenze."

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Hamilton Nzimande alla consolle

Una di queste influenze erano le star del soul afroamericane dagli Stati Uniti, il cui successo portava con sé un messaggio socio-politico di grande importanza. Il producer Hamilton Nzimande, un personaggio chiave per l'approdo del soul in Sud Africa, colui che ha permesso alle prime band R&B di nascere. Nel 1969, Nzimande ha scoperto The Movers, con i quali ha "sviluppato un suono strumentale costruito attorno a una base di organo, che mischiava la musica locale marabi con l'R&B," spiega Scott. Ascoltate qui sotto la loro traccia "Soweto Disco".

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La disco sudafricana degli anni Settanta non avrà forse avuto un'influenza diretta sulla scena che sta esplodendo oggi—i suoni kwaito degli anni Novanta sono un punto di riferimento un po' più vicino nel tempo, e sono un esempio precoce di come la musica Sudafricana abbia questa peculiarità di mescolare influenze musicali provenienti da fuori con sfumature autoctone.

"Che si tratti di jazz, soul, organi hammond, rock, disco o boogie, gli artisti SudAfricani hanno creato un ventaglio di possibili fusioni che sta almeno alla pari dei generi nati in Occidente. Lo stesso vale per l'ondata di producer elettronici dei nostri giorni," racconta Scott.

Ma ci sono altre sfide da superare. L'etichetta "world music" è abbastanza scomoda, dato che delimita preventivamente la percezione degli artisti sudafricani da parte di altri mercati. Quando abbiamo parlato con Black Coffee, ci aveva detto che sperava di vedere ai musicisti Sudafricani riconosciuti i propri diritti e di non vederli più ridotti a sottoinsieme di "Artisti africani." "Mi piacerebbe stare dove stanno tutti gli altri," ci ha detto.

Etichette come la Strut si stanno prendendo il compito di portare la musica sudafricana in tutto il mondo, e come loro ci sono label come Soundway e Analog Africa, che si occupano di reissue, e a cui Scott dà il merito di "aver cambiato il mercato." Gli piacciono anche Sublime Frequencies "per le loro scoperte sempre così grezze e lo-fi," Stones Throw, Honest Jon e Glitterbeats "per il suo approccio fresco."

"La scena sudafricana sta acquistando sicurezza in se stessa. Ci sono un sacco di grandi producer da tutte le parti dell'Africa—come Tekno in Nigeri, o il polistrumentista Kwame Yeboah con il suo studio ad Accra, in Ghana," conclude Scott. "Spero che il successo sudafricano diventi presto pan-africano."

Next Stop Soweto Vol. 4 Zulu Disco, Afro-Disc & Mbaqanga 1975-1985 è uscita per Strut Records. Potete trovarla qui.