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Musica

I Korn votano i propri dischi

A quanto pare al leader dei Korn alcuni dei suoi dischi fanno cagare, quante cose abbiamo in comune coi Korn!

Rank Your Records è la nuova rubrica in cui chiediamo a un musicista di mettere in classifica i dischi prodotti dalla sua band, in ordine di preferenza personale.

Con 22 anni di attività e 11 album registrati, i Korn sono passati dall'essere cinque ragazzini di Bakersfield a diventare una delle band più importanti e influenti, strappandosi di diritto un posto nel firmamento della musica. Ogni disco che hanno composto mostra un lato diverso di ciò che è sepolto nei meandri della loro mente; Ross Robinson che grida in faccia a Jonathan Davis nel finale di "Daddy" e lui che gli risponde con una voce che sembra venire dallo stomaco (o dall'Inferno) e anticipa di qualche annetto i maledetti drop dubstep di Skrillex. La storia dei Korn è già una specie di leggenda, e ognuno dei suoi fan ha i propri album, o addirittura periodi, preferiti, quindi abbiamo parlato con Jonathan Davis per capire quali siano i suoi.

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11. TAKE A LOOK IN THE MIRROR (2003)

Noisey: Ok, partiamo da questo. Mi ricordo che anche Head disse che probabilmente è il vostro peggior album.
Jonathan Davis: Questo disco… L'abbiamo scritto mentre eravamo in giro per l'Europa. È stato il primo disco che ci siamo auto-prodotti ed è stato registrato a casa mia. Head in quel periodo era piuttosto incasinato, e dovevamo reagire, dopo Untochables, che era un disco in cui avevamo sperimentato un po' di cose diverse, più grezze, ma purtroppo non credo che abbia funzionato. In realtà penso ancora sia stato un buon disco, che ci sia qualcosa di figo, qua e là, e mi capita di riascoltarlo ogni tanto, ma be', sì: se devo sceglierne uno che mi piace di meno, allora è questo.

È stato super divertente auto-produrlo. Sono stati giorni spassosi, eravamo a casa mia con Frank Filipetti e tutti eravamo davvero presi bene durante i lavori, ma forse non stavamo pensando con la mentalità giusta. Non riesco a sentire un legame profondo con quel disco.

10. KORN III: REMEMBER WHO YOU ARE (2010)

Mi ricordo che per questo disco si parlò di un "ritorno alle origini", specialmente per via del ritorno in gruppo di Ross Robinson. Come è andata?
Korn III era davvero duro. Era un disco ruvido, è stato composto quando Ross è tornato nel gruppo, e mi ha rotto le palle tutto il tempo. Io lo amo sia chiaro, ma quello è proprio il suo modo di lavorare: torcolare l'anima. È stato un album davvero strano da fare, ed è stato molto doloroso dover affrontare tutta la merda che Ross ha deciso di farci subire. Abbiamo registrato il disco su nastro e poi l'abbiamo importato in Pro Tools, ma abbiamo fatto soltanto dei tagli. Era un ritorno alla vecchia scuola, e non volevamo costrizioni o troppe cose da cliccare. In realtà, però, penso sia stato tutto un po' forzato da Ross: ci ha spinto lui in quella direzione, abbiamo fatto cose più vecchie di quanto volessimo e col senno di poi non aveva molto senso provare a ricatturare la roba che si faceva nel '94 mentre il resto del mondo viveva nel 2009. Quel disco non ha trasmesso abbastanza, anche se credo che in quei limiti abbiamo fatto un ottimo lavoro.

Non dev'essere stato il massimo mettersi a rifare i conti con le cose che facevate quando eravate dieci anni più giovani.
Già. Ero passato attraverso tutte quelle esperienze e avevo imparato a fare i conti con i miei problemi e la mia musica, ma Ross ha portato tutto a un livello abbastanza folle, con cui non ero a mio agio. L'album comunque è venuto fuori benissimo, la gente l'ha apprezzato.

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9. UNTITLED (2007)

Mi ricordo che questo disco si era staccato da See You On The Other Side, in cui avevate collaborato con The Matrix, la squadra di produttori discografici pop, e sembrava che dovessero lavorare anche a questo, ma poi hanno mollato a metà.
Mentre stavamo registrando è stato tutto molto strano. Abbiamo lavorato con The Matrix anche quella volta, in realtà, e c'era anche Atticus Ross con noi. David Lester e Terry Bozzio si occupavano delle batterie e anch'io ho dato una mano. Tutto è un po' troppo ricercato, penso che sia un album straordinario e forse il più "artistico" che abbiamo composto, ancora oggi me lo riascolto volentiero, ma sono convinto che abbiamo registrato dischi molto più belli.

Ci eravamo fatti qualche brutto trip. [Ride] Quello è stato il nostro disco super, super sperimentale. In ogni caso lo amo, questo voglio che sia chiaro.

8. LIFE IS PEACHY (1996)

Non voglio mentire: credo che per molte persone questo sia IL disco dei Korn, quindi sono un po' sorpreso di vederlo solo in questa posizione.
È un disco fantastico. Lo amo e penso che sia una bomba, ma è stato fatto di corsa. Avevamo appena completato il nostro primo album e ci stavamo sparando 18 mesi di tour, abbiamo dovuto fare tutto di fretta per finire alla svelta e riportare i culi sulle autostrade per tornare a fare concerti ed evitare che il tour fallisse. Ci sono canzoni che si sono cristallizzate, come "A.D.I.D.A.S". o "Wicked". Era il secondo disco con Ross, il che è figo, ma è così: abbiamo fatto tutto di corsa, senza rifinire troppo i particolari. Ero molto spaventato quando è uscito, temevo la maledizione del secondo album, ma ci è andata bene.

C'era molto pressione affinché riusciste a capitalizzare il successo del primo disco. Ha pesato mentre lo registravate?
Al 100%. Non abbiamo avuto molto tempo, so che è difficile da credere, ma è stata davvero una lotta contro l'orologio. Eravamo sotto pressione, ma ero così conciato che sinceramente non ricordo molto di più. Era un periodo in cui bevevo. [Ride]

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7. SEE YOU ON THE OTHER SIDE (2005)

Ok, so che la traccia non fa parte precisamente del disco, ma mi ricordo che a una festa del liceo il DJ ha suonato la tua cover di "Word Up", ed è stato uno dei più grandi momenti della mia adolescenza.
Grande, che figata. [Ride]

Anche se non faceva parte del disco, è una canzone che gli era strettamente legata. Sembra che con questo album abbiate voluto fare una piccola svolta, cercando di andare incontro alle persone e rendendo la vostra musica più accessibile.
Volevamo lavorare e provare cose diverse, e ci piaceva l'idea di sperimentare, quindi abbiamo ingaggiato una squadra di scrittori. Ci siamo detti "Prendiamo un team di scrittori pop, che cosa cazzo potrà mai succedere di male? Non cambieranno i nostri suoni, ma potrebbero aiutarci a portare a galla cose che noi non saremmo in grado". Qui, come dicevamo prima, sono entrati in scena i ragazzi di The Matrix, ed è stato un contributo grandioso. Quello era lo stesso periodo in cui Head aveva lasciato, quindi era già tutto molto strano e ci eravamo lasciati molto andare sui nostri dogmi. Munky si è chiuso in studio per due settimane ed è uscito solo una volta composti tutti i riff. Scott ha messo i riff all'interno delle canzoni e le ha registrate, poi abbiamo lavorato sulle melodie con Lauren, e questo era un modo davvero diverso da quello in cui eravamo abituati a lavorare, perché volevamo sperimentare qualcosa di nuovo. Sembrava che la merda messa insieme stesse funzionando e sì, suonava un po' pop, ma non ci sembrava una mossa sbagliata. Ci siamo presi un sacco di merda dalla gente per questo disco, ma in fondo ci sentivamo artisti, quindi potevamo fare un po' quel cazzo che ci pareva.

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6. THE PARADIGM SHIFT (2013)

Questo è il lavoro più recente e Head è tornato nel gruppo proprio per questo disco, c'è qualche elemento dubstep ereditato da The Path of Totality. Come è stato riconnettersi con quel disco e scrivere queste canzoni?
Fantastico, dico davvero. Non c'ero durante le sessioni di scrittura mentre Head era lì perché stavo cercando di darmi una ripulita dalle benzodiazepine e da tutta quella merda, stavo cercando di raddrizzare la mia stabilità mentale. Ho preso quei farmaci per molto tempo e ti assicuro che ti fottono il cervello. Ero svuotato di me stesso, ma ero così felice di avere Head di nuovo tra noi, stavo cercando di rimettere insieme la mia vita. Non è che fossi dipendente dalle droghe, ma ho avuto bisogno di una prescrizione medica per andare avanti per così tanto tempo, che ora era arrivato il momento di provare a farne a meno. Se prendi quella roba per troppo tempo, finisce che dovrai prenderla per tutta la tua vita. Sono stato io a voler degli elementi da The Path of Totality e portarli un po' più in là. Questo è davvero uno dei miei dischi preferiti.

Avete intenzione di proseguire questa linea sui testi o scriverete di situazioni più positive?
Tu sei umano, io sono umano, le cose brutte succedono ogni giorno, funziona così. Uso la mia musica per affrontare queste situazioni. Di solito ciò che mi ispira di più è quando succede qualcosa di brutto e orribile [Ride] La merda continua a venire a galla, non affonda mai.

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5. ISSUES (1999)

Questo disco sembra un po' una reazione a Follow the Leader. Eravate giganteschi in quel momento, e questo disco è così incazzato che ha lasciato da parte tutte le derive hip-hop che avevate preso prima.
C'era ancora qualcosina, ma io e i ragazzi abbiamo lavorato con un produttore diverso, Brenden O'Brien. Mi ricordo che ci siamo davvero fatti un culo gigante per lavorare a questo album, era nato come un concept perché dopo Follow The Leader, questo era il mio primo disco da sobrio. Dovevo fare i conti ogni giorno con attacchi di panico e ansia a mille. Questo disco parla di me che vado fuori di testa per colpa dell'ansia. Abbiamo fatto tutti gli intermezzi con Brendan ed è stato un lavoro letteralmente fuori di testa, nonché uno dei miei preferiti.

Penso sia anche il mio preferito, perché ogni canzone del disco è così concisa, anche i "non-singoli" come "Trash" erano bellissimi e tosti.
Questa è la peculiarità di quel disco. Brendon ripeteva sempre "No, questo non serve", e rendeva ogni canzoni così semplice e senza fronzoli che il suo cuore era subito intuibile. Il messaggio è arrivato nelle orecchie delle persone forte e chiaro e questo è ciò che amavo davvero di Brendan, lui ti diceva "Ok, hai fatto un bel lavoro, ma poi? Cosa viene dopo?" È riuscito a rendere tutto semplice e commovente.

4. FOLLOW THE LEADER (1998)

Con questo disco siete diventati la band più grossa di tutto il mondo, per farla facile. Ci avete anche vinto un Grammy. Com'era essere i Korn nel '98?
Era indescrivibile, amico mio. Fare quel disco, per quanto mi riguarda, mi ha quasi ucciso. Il budget per la roba e l'alcol… Avremo speso almeno 60.000 dollari di alcolici per registrarlo. Il mio ultimo disco da devastato, ed è stato indicibile. All'inizio abbiamo scritto "Freak on a Leash" e "Got the Life" in una sola prova a Gardenia o qualcosa del genere. Abbiamo fatto tutto da soli, e avevamo questi produttori che continuavano a bussare alla porta per provare a venderci la loro merda, alla fine Steve Thompson ce l'ha fatta. Abbiamo scelto lui perché aveva fatto i compiti a casa ed era arrivato in studio con due casse di Coors Light. Ha ottenuto il lavoro solo per quello. Alla fine in studio abbiamo anche scoperto che era un bravo ragazzo, ma non stava funzionando. Quindi abbiamo inserito nei giochi l'ingeniere Toby Wright, che ci ha aiutato ad affrontare tutto quanto. Era anche il primo disco senza Ross e ci sentivamo come se non fossimo in grado di portare a termine un lavoro senza di lui, ma in quel disco non avrebbe davvero avuto spazio. Lui amava quelle cose gutturale ed emozionali, e anche a me piacciono, ma era arrivato il momento di fare qualcosa di un pochino diverso. Ha funzionato, ci ha ripagato degli sforzi.

Qual è stata la vostra reazione in quegli anni, mentre spuntavano ovunque band nu-metal tipo i Limp Bizkit, vi sentivate parte di un movimento o vi faceva soltanto strano quel germogliare?
Già, il nu-metal… Era divertente il modo in cui sono spuntati quei gruppi, perché quando siamo usciti noi nessuno sapeva dove cazzo infilare la nostra musica. Vorrei trovare quel giornalista che ha coniato quel termine, nu-metal. Quando siamo emersi siamo andati in tour con chiunque No Doubt, Pennywise, Cadillac Trance, Sick of It All, KMFDM… A un certo punto qualcuno è venuto fuori con quella storia del nu-metal e tutti quanti hanno iniziato a copiare la nostra roba. Non l'ho mai capito, perché tanto per cominciare a me la nostra musica non è mai sembrata metal. Il metal per me sono i Judas Priest e gli Iron Maiden, quella musica lì. Ho sempre pensato a noi come a un gruppo funk. Quando hanno cominciato quella storia del nu-metal, non lo so, non ho mai voluto combatterci. Quando i Limp Bizkit hanno iniziato, li abbiamo scoperti noi, ce li siamo portati in tour e tutte le altre band ci hanno seguito, creando una scena itinerante che era molto legata al Family Values Tour.

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Un'altra domanda su questo disco; “All In The Family,” come è venuta fuori questa canzone, perché secondo me è fuori di testa.
Quello è l'effetto delle droghe e dell'alcol. [Laughs]

3. THE PATH OF TOTALITY (2011)

Sono curioso, qual è stata la prima traccia dubsptep che hai ascoltato?
Qualcosa di Excision, probabilmente.

Ascoltare "Shambala 2008" e fare un confronto con ciò che fa oggi è incredibile. Pensavo che la mia stanza dovesse ribaltarsi, la prima volta che l'ho sentita.
Assolutamente. È riuscito a creare un suo piccolo genere scavato fuori dalla dubstep. Quando era a Londra, era ancora più dub, più reggae, e completamente diverso, ma questo tizio è riuscito a trasformare quella musica in qualcosa di metal. Quando l'ho sentita per la prima volta, mi ha attaccato un tarlo al cervello, dovevo assolutamente riuscire a far convivere quei due mondi. Era una delle cose più toste che avessi mai ascoltato in vita mia, quindi ho preso Munky e gli ho detto "Facciamo scopare questa musica con quella che facciamo noi e vediamo cosa succede". La prima persona che ho chiamato è stata Sonny Moore, Skrillex, e gli ho chiesto se fosse interessato a fare qualcosa in quel senso. All'inizio doveva essere un EP, perché in quel periodo lui aveva fatto uscire Scary Monsters and Nice Sprites, ed era una bomba totale. Mi ricordo che in quel periodo lui aveva fatto un'intervista e mi aveva indicato come suo cantante preferito, mentre io mi chiedevo perché mai qualcuno avrebbe dovuto scegliermi, a quel punto della vita. L'ho chiamato e abbiamo fatto un paio di canzoni, ma io gli dicevo "Ok, noi dobbiamo fare queste stesse cose, ma con più produttori", quindi mi ha messo in contatto con Kill The Noise, Excision, Datsik, Downlink e Noisia. Poi abbiamo incontrato John aka Feed Me, che si faceva chiamare Spor quando produceva la drum and bass. Era figo perché quelli erano i suoni che mi interessavano in quel momento: mi piaceva la roba hip-hop fatta con un dj, ma mi piacevano ancora di più quelle produzioni elettroniche. Abbiamo voluto sperimentare e far scontrare quei due mondi. Non sapevamo se avrebbe funzionato o no, ma le intenzioni erano quelle di creare qualcosa di nuovo e fresco.

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Già, con The Paradigm Shift uscito subito dopo, sembra che siate riusciti a portare un po' di ossigeno nuovo nei polmoni della band.
È così, perché il nostro rock era stanco e ci serviva qualcosa che mischiasse le carte in tavola. Volevamo essere dei leader, non farci trascinare dalla corrente. Abbiamo sempre preso i nostri rischi per sperimentare e provare a fare qualcosa di figo. Ci sono in giro un sacco di band che hanno troppa paura di rischiare.

2. UNTOUCHABLES (2002)

Raccontami come è stato lavorare a quest'album, io so già che è stato molto costoso.
Arrivavamo da Issues, e volevamo realizzare un disco grandioso. Quello è il momento in cui ci siamo agganciati a Michale Beinhorn e alla sua visione, ovvero realizzare qualcosa di rock che non fosse mai, mai più ripetibile. Untouchables ci è costato quattro milioni di dollari, e abbiamo fatto cose che nessuno potrà mai ripetere. Ho voluto anche realizzare un documentario sulla realizzazione di quel disco. Abbiamo speso così tanti soldi, ci è voluto un mese intero soltanto per trovare i suoni giusti delle batterie. C'erano più di 50 microfoni da testare e posizionare. Ci sono voluti due anni per arrivare a un risultato, oltre che quattro milioni di dollari, ed è stato la prima registrazione a 96k, nessuno aveva mai fatto nulla a quel sample rate. Di solito quando realizzo le parti vocali ho bisogno di due settimane di lavoro, un mese al massimo, ma in quel caso ci vollero sei mesi. With Beinhorn ogni tanto passava, mi sentiva cantare e diceva "Vattene a casa, la tua voce non è ok oggi". Era ridicolo, non riesco a spiegare quanto il nostro approccio sia stato meticoloso e scientifico, una vera follia. Oggi, quando metto quel disco a suonare su qualche grosso impianto, mi accorgo che quei soldi sono stati spesi bene, è il nostro disco che suona meglio, in assoluto. È stato il punto più alto di tutto ciò che riguarda i Korn e non riesco ancora a credere a quanto cazzo di lavoro ci sia voluto per portarlo a termine.

1. KORN (1994)

Questo è un po' l'inizio della vostra eredità.
Già, il disco che ha cambiato tutto. In quel periodo nel rock non c'era niente di nuovo o diverso, sembrava di stare in uno stagno. E poi arrivano questi tizi di Bakersfield con il loro suono e ci sono io che urlo a squarciagola, e mi emoziono a morte mentre porto a galla tutto ciò che ho dentro. Quell'album era qualcosa di davvero oscuro, e non me ne sono accorto finché non mi sono ritrovato a suonarlo vent'anni dopo averlo scritto. Ha cambiato tutto, tutto. Non lo dico solo perché faccio parte di quella band, ma perché ho iniziato a vedere in giro ragazzini metallari che si vestivano Adidas. Era grandioso, non ci saremmo mai immaginati che sarebbe esploso fino al punto di essere qua a parlarne vent'anni dopo.

Non so perché mi sento così legato a questo disco, ma sembra come che sia qualcosa che solo dei ragazzini di Bakersfield avrebbero potuto fare. Come se bisognasse guidare un'ora fuori dal centro di Los Angeles per arrivare dove le loro influenze hip-hop e hardcore si mischiano. In più c'è sempre un valora aggiunto nel crescere in una piccola città, dove questi due elementi convivono.
Assolutamente, sì al 100%. Ero in fotta con l'hip-hop e anche Freddie lo era, ma James e Head facevano il metal e tutto si è scontrato così naturalmente. Sono convinto che nessun altro avrebbe potuto fare questo disco. A Bakersfield potevi essere o un drogato o il responsabile del pancione di qualche ragazza, quindi dovevi trovarti un lavoro. Non era un posto in cui stare, quindi l'unico modo per emergere era fare musica o qualcosa del genere. Mio papà aveva un negozio di dischi e uno studio di registrazione, quindi mi è andata bene.

Quando stavi scrivendo quel disco ti rendevi conto di essere davanti a qualcosa di diverso?
Oh sì, tutti ce ne rendevamo conto, ma non capivamo quando la gente sarebbe stata interessata a comprenderlo. Era la mia vita ed erano le mie emozioni, ciò a cui pensavo, e i suoni, le atmosfere, tutto si è mischiato perfettamente in qualcosa di magico. Ha fatto sentire qualcosa alle persone e le ha aiutate a smuovere le loro idee. Questo è ciò che fa la buona musica. Penso sia la forma d'arte più pura che esista: le persone di tutto il mondo si uniscono per l'amore verso la musica. Tutti possiamo ammettere di amarla, è la forma d'arte più incredibile che ci sia, e io la amo.

I Korn hanno fatto un sacco di cambiamenti durante la loro storia. Che effetto ti fa pensare alla tua carriera, è strano? O è affascinante perché sei concentrato su quello che verrà dopo?
Non sto nella pelle per il prossimo disco. Continuerò a fare questa roba finché sarò in grado di farla. Sono fatto così, e il mio amore per la musica significa tutto per me. Sono pronto per altri dieci dischi, cazzo. [Ride] Ho sempre idee in testa. Non so se a qualcuno darà fastidio o no, ma non ho alcuna intenzione di smettere, le cose brutte succedono sempre, ma si possono superare. Mi rendo conto che la mia musica può aiutare i ragazzi e io amo scriverla, amo ciò che fa per le persone. Non si tratta più di soldi o fama, ma solo di persone che hanno raggiunto il limite, che stanno male, e che in qualche modo trovano un po' di conforto nella nostra musica. Sono loro il motivo per cui continuo a farla.

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