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Musica

Metronomy - Love Letters

Analizziamo insieme il DNA dell'ultimo disco della band di Joseph Mount, in concerto a Milano il 16 aprile.

L'universo musicale dei Metronomy è puro ecletticismo. Ascoltando il primo album di Joseph Mount, Pip Paine (Pay the £500 You Owe)un disco strumentale consolidato in beat da cameretta, chitarre stridenti e tempi irregolari—sarebbe stato impossibile immaginarsi che, quattro album dopo, Mount avrebbe servito una collezione immersa negli anni sessanta e registrata 100 percento analogicamente. Dopo Pip Paine arrivò Nights Out e tutti furono scossi dal fatto che Joseph fosse capace di cantare, tra l'altro in quello strano falsetto. Dopodiché arrivò The English Rivera, disco composto da ritmi luciccanti e con la line up dal vivo espansa. Si tratta di pop non del tutto innovativo, canzoni composte più che altro da synth traballanti e sinuose linee di basso, e grazie a quella sensuale cadenza disco-funk di “The Bay” (che ad oggi ha 12 milioni e più di visualizzazioni su YouTube, sempre in crescita), i Metronomy si sono guadagnati improvvisamente una disputa commerciale e una nomina per i Mercury Awards. Ciò che più avvicina stilisticamente The English Riviera all’ ultima uscita Love Letters, probabilmente risiede nello sdolcinato duetto di “Everything Goes My Way.”

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Mentre parecchi producer sembrano ritirarsi sempre di più nei loro computer, rendendo la propria pelle trasparente con tutto quel tempo passato nell’attico della madre, Mount si muove nella direzione opposta.
Ma se scavate dietro al passato dei Metronomy —a quando l’oggi 31enne non era altro che uno skater di Devon, scoprirete che le sue radici musicali sono ancor di più tradizionali: nella sua adolescienza e una volta ventenne, ha suonato la batteria in gruppi che potrebbero essere meglio descritti come pop ispirato ai Beatles (The Upsides) e lo-fi indie-folk (The Customers).(Scoprite di più riguardo al passato di Mount qui). Se guardate alla maniera in cui la ragazza del gruppo si destreggia in “A Month of Sundays”, oppure alla cadenza della voce alla Bowie che caratterizza “The Upsetter”, sembra che il cerchio si chiuda perfettamente.

Detto questo, quando recentemente Mr. Mount si è fermato a New York, ci siamo invasati con lui e abbiamo analizzato il DNA di Love Letters.

Le Regole:

“Le regole furono che andava completato prima che il bambino nascesse [lo scorso Marzo]—è stato utile avere un bambino come termine—e che il disco non avrebbe toccato un computer dalla sua concezione all’uscita. Se ti ostini ad andare e registrare sopra un otto tracce in un posto come il Toe Rag è altrettanto facile trasferirlo sopra un computer, ma sarebbe sembrata una scappattoia. Volevo che fosse libero da queste tecnologie, non perché sono uno stronzo, ma perché pensavo che se hai intenzione di registrare in quel modo, devi farlo da cima a fondo. Come quel disco dei Daft Punk. Non voglio sembrare sgarbato, penso che parte di esso sia veramente buono e che siano partiti con le mie stesse intenzioni, ma ad un certo punto hanno dovuto saltarci fuori utilizzando un pc. È un buon risultato, alcune persone ne terranno conto e ad altre non fregherà un cazzo!”

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Il Tema:

“Non volevo fare un altro concept album. Se vuoi qualcosa devi andarci giù duro. The English Riviera, nel nome e in tutto, parlava di Devon o almeno alludeva a quello. Essenzialmente sono un nostalgico. Penso che i testi in questo album siano migliori. Non riguardano lo spostarsi in tour perché penso sia una cosa così stupida da scrivere, ma è stato tutto ispirato dal viaggiare e dello stare lontano dalla famiglia. È stato un punto d’ inizio. Se scrivi dei testi dovresti farlo su qualcosa che conosci.”

La Storia Dietro la Canzone: “I’m Aquarius.”

Joe dice così, ma il singolo principale dell’ album non è 100 percento ispirato a una situazione reale.
“Detto questo, ho scritto “I’m Aquarius” e, in origine, l’ho offerta a Nicola Roberts [membro della girl band inglese Girls Aloud, sul cui album solista Mount lavorò nel 2011]. Per questa canzone mi è piaciuta l’idea di una traccia liricamente ottusa riguardo un ragazzo arrogante e una ragazza che ha una una scusa per chiudere con lui, e la vera ragione è che lui è un idiota ma lei è un po’ hippy, presumo. La cosa che solamente adesso sto incominciando ad apprezzare riguardo alla musica, è che puoi fare quel cazzo che ti pare. È una contraddizione, in realtà—secondo me aiuta a scrivere quello che ti è familiare, ma dall’altro canto non lo devi fare per forza. Con questo pezzo ho spiazzato un po' di gente. “Va tutto bene?”, mi chiedevano, me la sono goduta insomma. È bello perché la gente non sa quali parti del disco riguardano me o sono inventate.

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Toe Rag studios.

Lo Studio: Toe Rag, East London

La gente considera le band che registrano lì dentro come ‘autentiche’. La ragione per la quale ho voluto fare il tutto lì è che ad un sacco di persone i Metronomy appaiono inautentici. Lo considerano un ‘progetto’ o dicono che è tipo electropop. È solamente una piccola parte di questo—questa idea di utilizzare uno studio come quello per poter dire ‘Chi è autentico adesso?!’ non fa per me, non lo farei mai per quello, ma sento sempre che c’è una parte di me che trova che una parte del mio lavoro sia convincere la gente che il mio lavoro è interessante. Senza voler sembrare presuntuoso, ma penso di essere più interessante di quanto certa gente creda. Mi piace anche l’idea di poter registrare con successo un disco lì dentro, che suoni bene e che sia buon disco, inoltre dimostra che puoi fare qualcosa con parametri diversi. Ma quello che dall’esterno assomiglia ad un’impostazione più restrittiva, può essere veramente interessante, dare dei limiti a se stessi è divertente da un certo punto di vista.”

Il Field Recording

Durante “The Most Immaculate Haircut” c’è un piacevole momento in cui la musica si dissolve tra il suono dell’ acqua che schizza ed il frinio delle cicale. Ciao Toscana!

“Ricordo quella canzone di Björk dove lei lascia proseguire la musica mentre apre la porta e se ne esce fuori, quando improvvisamente la musica scompare. Ricordo di averla ascoltata e pensato, ‘Questo è veramente figo’, e se la ascoltate con le cuffie è fin un viaggio. La mia ragazza ed io andammo in Toscana per una vacanza per famiglie, veramente fantastico. Tutti erano così tranquilli, non c'era nessuno intorno ed io avevo questo registratore a cassette—non era neanche digitale—e facevo tuffare la mia ragazza nella piscina di continuo. Ricordo che me ne stavo lì con il microfono, con la mia ragazza [ed il bambino] presente e ogni volta che l’ ascolto, mi ricordo di quel momento.”

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Il caschetto d'oro di Conan.

Capelli

Già che siamo nell’argomento…

“La canzone riguarda Conan Mockasin. Stavo quasi per fare un duetto con lui, ma stavo scrivendo quella linea nella canzone “He has the most immaculate haircut,” ed ho immediatamente pensato a lui. Si è lasciato un po’ andare con i capelli recentemente, ma quando ero in tour con lui, aveva veramente un caschetto biondo dorato perfetto. Io non ho mai avuto capelli che mi permettessero un taglio iconico, anche se è uno strumento utile avere un taglio di capelli riconoscibile quando sei un musicista—come i Ramones. Okay in realtà è una canzone sull’essere invidioso di gente come lui.”

Il Rito di Registrazione

“Registravamo ogni giorno dalle 11 di mattina alle sette di sera. Non c’erano rituali se non forse quando portavamo via un po’ di roba su un lettore CD e l’ascoltavamo. Avevano solamente un masterizzatore di CD. Arrivi ad un punto dove dici ‘Fanculo tutto, mi son rotto le palle.’ Ne abbiamo passati veramente tanti di compact disc—e ti fa rendere conto di quanto dispendiosi erano i vecchi tempi.”

Il Cibo

Il disco è stato rimpinzato di jalepenos: “Hanno praticamente rimodellato Chatsworth Road [East London] in base a Williamsburg e c’era una creperia dove me ne andavo a mangiare le loro crepes Messicane—avocado, pollo, un po’ di formaggio e insalta. Come un burrito ma in una crepe, e jalapenos.”

“Love Letters” – diretto da Michel Gondry.

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Le influenze degli Anni Sessanta

“Il disco ne è pienissimo. È stato deciso di comporlo in parte mentre veniva registrato, ciò vuol dire che bisogna essere cantautori in un senso più tradizionale, cosa che io non avevo mai fatto precedentemente. La musica degli anni Sessanta è, per tanta gente che io conosco, la musica che ti ha portato nella musica. Quando ho incominciato a suonare nei gruppi, è sempre stato sul modello di Beatles, Kinks, Who e Zombies.”

Le luci sono curate dal geniale Ed Warren a.k.a. Next Level Lights.

The Look

Quando i Metronomy muovevano i primi passi, si vestivano totalmente di nero e con luci d’emergenza comprate nel Pound Shop locale [l’equivalente Inglese dei negozi da un dollaro] attaccate con il nastro adesivo sul petto. L’allora trio coreografò dei passi di danza rudimentali, i tre suonavano i loro strumenti simultaneamente, cantando e tirandosi ceffoni sul petto per far lampeggiare le luci—a tempo ovviamente. Lo show era minimale, adorabile, brillantemente DIY e gli spettatori impazzivano. Con The English Riviera, i Metronomy incominciarono ad alzare il proprio livello e il brand Francese APC li prese al proprio fianco. Con Love Letters sono ancora ad un livello superiore, non solamente i vestiti—Beggars Run, con scarpe di Repetto—che hanno un fascino da equipaggio di volo anni Sessanta, ma ogni aspetto dell’ impostazione del palco e delle luci è stato perfezionato.

“Per gli inizi io ed Oscar abbiamo sempre voluto che il palco risultasse figo. La triste verità è che costa un sacco di soldi e oltre a non potertelo permettere, magari non hai lo spazio per farlo. Questa volta abbiamo pensato, facciamolo e basta e che il palco assomigli ad uno studio televisivo, e per riuscirci ci sono anche gli abiti. Avete presente quando guardate i vecchi filmati dei Beatles e pensate ‘Che fighi’. Noi abbiamo pensato ‘Perché no? Certo che possiamo indossare quegli abiti, cazzo!’

I Metronomy saranno a Milano il prossimo 16 Aprile per Viva Club To Club, prendi i biglietti qui.