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Música

Dee Dee Ramone - Ritratto di un punk

Dee Dee Ramone rimane una delle persone più strane che abbia mai incontrato. Pochi mesi dopo che aveva lasciato i Ramones mi chiamò e disse che voleva vuotare il sacco. Ci incontrammo, e per dieci ore lo ascoltai raccontare quanto segue.

Dee Dee Ramone rimane una delle persone più strane che abbia mai incontrato. Ogni volta che ce lo trovavamo davanti non eravamo mai sicuri se fosse il Dee Dee buono o il Dee Dee cattivo. Negli anni Novanta, quando mi chiese di scrivere una prefazione per il suo libro, Lobotomy, lo descrissi come "l'ultimo esemplare di una razza, quella della rock star, in via d'estinzione, un autentico cattivo ragazzo rimasto fedele a se stesso, e che così facendo ha cambiato la faccia del rock'n'roll. Dee Dee era il classico tipo la cui vita era un eterno disastro. È stato gigolò, aspirante rapinatore, eroinomane e spacciatore, complice di una rapina a mano armata—e un poeta geniale che era destinato a una morte prematura, ma fu distratto dal rock'n'roll."

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Inutile dire che dubito vedremo un altro Dee Dee Ramone nel prossimo futuro. Il rock'n'roll di questi tempi è troppo pulito. 

La seguente intervista è stata realizzata nel 1989, pochi mesi dopo che aveva lasciato i Ramones. Mi ha chiamato e ha detto che voleva vuotare il sacco. Dal momento che eravamo amici fin dal 1976, sono stato molto contento di accendere il registratore e lasciarlo raccontare—cosa che ha fatto per circa dieci ore.

GERMANIA UBER ALLES

I miei genitori litigavano spesso. Non voglio entrare nell'argomento, ma ne conservo un ricordo vivido—nel senso, mi ricordo un sacco di cose brutte, e alcune buone… ma ho avuto una brutta infanzia.

Per compensare mi isolavo in un mondo fantastico. Sono cresciuto in Germania e quando ho cominciato la scuola sono stato rimandato in prima, così non sono più tornato. In realtà cercai di tornare il semestre successivo, ma tutti i miei amici frequentavano la seconda—e io avrei dovuto girare a sinistra e proseguire lungo il corridoio—e mi chiesero, "Dove stai andando?"

E io risposi, "Vado a casa!"

Questo è stato a Monaco, era una scuola militare americana per figli di militari di stanza lì. Non vivevamo proprio in città, ma in periferia, e c'era un po' di terreno agricolo, un sacco di case distrutte dai bombardamenti e altre cose. Gironzolavo, e mi mettevo sull'altalena fingendo di essere il pilota di un caccia.

Ho vissuto anche a Pirmasens, che è una piccola città sul confine francese. Il lato tedesco del confine era chiamato Linea Siegfried e quello francese Linea Maginot.

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Andavo per vecchi bunker in cerca di cimeli di guerra. Ne raccoglievo un sacco, roba tipo vecchi elmetti, maschere antigas, baionette e cartucciere di mitragliatrici. Continuai per un anno, e poi cominciai a venderle, ma mi ci divertivo anche molto.

Ero sempre stato affascinato dai simboli nazisti—è iniziato tutto da questi ritrovamenti tra le macerie in Germania. Mi piacevano, erano belli. Ai miei genitori non andava giù.

Una volta mio padre disse una cosa veramente ridicola. Avevo trovato una spada della Luftwaffe, bellissima, e sapevo che avrei potuto tenerla o venderla per una buona somma, sugli 80 marchi. Quando la portai a casa mio padre si innervosì molto e disse qualcosa di veramente malato, disse "Riesci a immaginare quanti dei nostri uomini hanno perso la vita per una cosa come questa?"

Pensai, ma guarda che stronzo. Come se gliene fosse importato qualcosa. Non ho mai visto mio padre manifestare un coinvolgimento del genere verso niente. E da quel giorno iniziai a vederlo per l'uomo ridicolo che era—e smisi di temerlo.

DROGA

Non so come sono finito a farmi di morfina—ero nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un sacco dei miei amici erano americani, i loro padri erano nel Dipartimento di Stato o nell'Air Force, erano tutti ragazzi molto giovani estremamente esaltati per il fatto che in Germania si potesse bere a qualsiasi età.

Bevevano tutti, ma io non passavo molto tempo con gli altri. Avevo bisogno di tempo per me stesso, per immergermi nelle mie fantasie, capisci? E non volevo essere disturbato. Quella legata alla droga è sempre stata un'attività solitaria, per me. Di solito lo facevo da solo, in qualche corridoio o su qualche tetto.

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Ho cominciato a farmi di morfina—in Germania non c'erano erba o eroina o cose del genere. Ho cominciato da giovanissimo, verso i 12 anni. Me la procuravo attraverso alcuni soldati di mia conoscenza. Andavo alla base, perché lì la vendevano in bottiglie di plastica, 2,5 cc per 50 centesimi. Il supermercato era un ottimo posto per farsi perché c'era un bagno abbastanza spazioso.

È buffo, ma penso di non aver fumato erba fino ai 15 o 16 anni, quando sono tornato in America. Non mi piaceva bere: avevo provato qualche volta, ma non ero capace.

Spesso i miei genitori non mi volevano tra i piedi, non gli interessava cosa facessi, basta che non mi mettessi a suonare in casa. Ho iniziato a suonare la chitarra quando avevo 12 anni. La desideravo moltissimo. Non sapevo perché. Cominciai ad ascoltare il rock molto presto, perché a mia madre era sempre piaciuto—lei mi diceva sempre che cosa ascoltare. Mi parlava dei Beatles, di Ricky Nelson, di tutti.

Ma non credo di aver veramente scoperto il rock fino a quando i Rolling Stones mi hanno allontanato da mia madre. Sapevo che non li sopportava, sai? E poi quando mi sono trasferito in America e ho sentito Jimi Hendrix, credo nel '66 o nel '67. Allora ho capito che volevo fare musica mia.

AMERICA

All'inizio l'America non mi piaceva—i ragazzi non erano interessanti, non si vestivano bene. Non sembrava esserci alcun tipo di cultura giovanile, e quel minimo che c'era non aveva niente di figo. Sembrava tutto uscito da una catena di montaggio. C'erano una serie di cose che bisognava fare, a partire da tutta la storia degli head shop. Non era roba per me.

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Più tardi, quando ho iniziato a scoprire me stesso, ho cominciato a frequentare le discoteche, quando la moda della disco stava prendendo piede a New York. Negli anni Sessanta c'erano questi locali, posti dove si incontravano i ragazzi spagnoli, quelli italiani. Erano alcune delle prime discoteche—come il Sanctuary, il Superstar e il Tamburlane. Di solito andavo in questi posti. E mi vestivo di tutto punto.

A 15 anni ho fatto l'autostop per la California, ma sono stato arrestato lungo il tragitto. Non mi va di parlare, ma devi sapere almeno questa cosa. Sono stato arrestato in Indiana per rapina a mano armata. Chiesi a mio padre se poteva pagare un piccola cauzione per tirarmi fuori. Era la prima volta che gli chiedevo qualcosa, sai? Ero disperato. Ero spaventato, era un postaccio. E mio padre mi disse: "Te la sei cercata! E ora ci rimani!" Poi riattaccò.

Rimasi bloccato lì per un bel po'. È stato veramente brutto.

Vedi, stavo facendo l'autostop e ho incontrato dei tizi di Flint, nel Michigan. Ero un po' spaventato. Erano fuori di testa. Dicevano un sacco di cose strane e a un certo punto hanno detto che non vedevano l'ora di tagliare la testa a qualcosa. Volevano strangolare qualcuno. Avevano un filo sottile e due cerchi, e volevano usarli.

Alla fine siamo arrivati a un distributore di benzina a South Bend, in Indiana, e hanno fatto una rapina. Fummo tutti arrestati.

La polizia ci beccò perché l'autista aveva cercato di caricare la benzina sul camioncino, ed era rimasto bloccato. Nessuno se la cavò.

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Quando finalmente uscii di prigione me ne andai a Chicago. Riuscii a fare un biglietto dell'autobus perché non mi andava di fare l'autostop, ero un po' paranoico. Non volevo più vedere poliziotti. Non ricordo dove mi portò l'autobus—da qualche parte verso Amarillo, in Texas. Poi raggiunsi l'autostrada e da lì feci l'autostop.

Ricevetti un passaggio da uno davvero simpatico che mi portò a Newport Beach, e lì passai la mia prima notte in California. La sera prima ero a Las Vegas e ricordo che pensavo, "Devo andarmene di qui; questo è il peggior posto del mondo."

Il giorno dopo ho preso un po' di mescalina e sono andato in città con il cervello in fiamme. Odiavo la Sunset Street, quindi ho iniziato a fare l'autostop sul Sunset Boulevard per la Route One, e ho fatto tutta la strada fino a Big Sur. Sono finito a Gorge. Non era facile arrivarci, dovevi nuotare fino all'entrata e camminare lungo la riva del torrente, dove le scogliere si univano—e poi sono arrivato in questi meravigliosi boschi. Ho vissuto lì come un indiano per mesi, prima di tornare a Los Angeles.

Avevo girato molto per l'Europa e per il mondo, e ogni volta era stata una specie di shock culturale. Avevo avuto un difficile periodo di adattamento—e l'America non mi piaceva. Era troppo strana.

Una volta stavo facendo l'autostop nel Topanga Canyon e fui caricato da un motociclista. "Dove stai andando?", mi chiese.

"In giro," gli dissi.

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Così mi portò sulle colline—e sulla cima c'era un altipiano, e avevano degli alimentatori e amplificatori. Avevano un'intera band lassù, molto strana, che faceva musica psichedelica, e mi chiesero se volevo degli acidi. Risposi di sì e ne presi qualcuno, ma non mi piacquero molto una volta che cominciarono a fare effetto. Quindi dissi che me ne volevo andare. "Certo," rispose il motociclista, "ti porterò io."

Alla fine presi un po' di STP, o qualcosa del genere—e finii in un trip infernale durato quattro giorni. Quando mi passò, andai dal barbiere e mi feci tagliare tutti i capelli! [Ride]

I PRIMI RAMONES

Frequentavo un sacco di ragazzi con cui mi drogavo. Joey Ramone non si drogava. Aveva provato, ma non riusciva a gestire la droga. Una volta l'ho visto fumare dell'erba per poi cominciare a tremare, rannicchiato sul pavimento in posizione fetale, mentre gridava "Sto impazzendo! Sto impazzendo!"

All'epoca Joey dipingeva—tritava carote, lattuga, rape e fragole per poi mischiarle e usarle per dipingere! [Ride] I suoi quadri non erano male, e poi cercava di registrare nastri con tutta una serie di suoni. I suoi avevano un appartamento al ventesimo piano; una volta stava tuonando, e lui prese un microfono e uscì sul balcone per registrare, ma il fulmine colpì il microfono e finì per bruciare tutto! Mi faceva palleggiare con una palla da basket per mezz'ora per registrare il suono. Poi passava un'intera giornata ad ascoltarlo tutto intontito.

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Joey e io di solito ci sedevamo sui gradini di una banca sul Queens Boulevard, con una bottiglia di vino—e nel frattempo John svicolava a sniffare un po' di colla.

Johnny Ramone aveva già smesso di fare uso di droghe pesanti. Era un gran fumatore d'erba. È stata la prima persona che mi ha fatto provare della buona erba—Johnny ne sapeva. Mi diceva, "Dee Dee, te lo prometto, tre tiri di questa roba, e vedrai!"

Girava un sacco di colla, e di Tuinal, e di Seconal—quanta roba! Digitavamo dei numeri al telefono, e quando cominciava il "beep, beep, beep, beep, beep" stavamo ad ascoltarlo per ore. Sniffavamo un po' di colla, perché sapevamo che rendeva i suoni del telefono ancora più strani.

John lavorava come operaio al 1633 di Brodway, e io mi ero trasferito lì. Ero un addetto alla posta. Al mattino dovevo raccogliere la posta e distribuirla. Avevo il mio carrello e dovevo spingerlo nei corridoi in base a come erano disposte le scrivanie. Distribuivo la posta e chiacchieravo un po' con le persone, e quindi ricominciavo da capo per dieci volte al giorno. Io e John solitamente ci incontravamo per pranzo e andavamo al Metropole per qualche birra.

Il Metropole era una specie di discoteca e dopo che ci eravamo sbronzati andavamo a guardare le chitarre. Ma pensavamo che fosse sbagliato far parte di una band. Pensavamo fosse un pessima idea. Pensavo che dovessimo lavorare e cercare semplicemente di tenerci un lavoro.

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Ma poi, un giorno in cui ci avevano dato la paga abbiamo comprato le chitarre e abbiamo deciso di mettere su una band. John prese una Mosrite e io una Danelectro.

La spinta decisiva ce la dette Tommy: i Ramones non avrebbero fatto nulla senza di lui. Eravamo giovani, non sapevamo cosa cazzo stesse succedendo, ma Tommy era veramente un rompicoglioni. Tommy era un maniaco del controllo, era come una madre sempre arrabbiata con noi.

Ma durò poco. Ognuno dei nostri batteristi durava poco, ogni tot anni ne perdevamo uno—e il gruppo era felice, avevamo qualcuno di cui sbarazzarci. Nessuno ci diceva che dovevamo avere questa qualità o quella qualità—dicevano solo che che dovevamo andare più veloce!

Una volta eravamo fuori da un hotel e un fan si avvicinò, tirò fuori una penna e chiese a Tommy di fargli un autografo. Tommy disse, "Non è un coltello vero? Non vuoi accoltellarmi, giusto?"

I concerti dei Ramones, specialmente i primi in Inghilterra, erano molto violenti. E Tommy era molto piccolo. John e e Joey erano molto cattivi con Tommy. Tommy e io andavamo d'accordo perché io non ero in competizione per essere il leader della band. Mentre John e Joey lo erano, sempre.

Ricordo la prima volta che abbiamo suonato fuori città. Siamo andati nel New England, in un pessimo club sull'oceano che si chiamava Frolics, una birreria puzzolente adibita a sala da ballo.

Mi stavo sentendo male. Era inverno e faceva freddo, e siamo tornati nel nostro hotel-topaia. Ero stato in un sacco di brutti posti, ma quell'hotel era disgustoso. In più, mi sentivo male, ero in astinenza. Quindi ho preso un lenzuolo, ho coperto il lavandino e ho cominciato a far scorrere l'acqua. Mi sono seduto sotto il lavandino. E mi sono immaginato di essere seduto sotto una cascata, per dimenticare dove fossi.

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Volevamo veramente andarcene, ma avevamo solo un furgone. Dovevamo rimanere lì per tre giorni, e il terzo giorno ero un relitto. Odiavamo andare via da New York, e quella era la notte più fredda che avessi mai visto. Appena abbiamo smesso di suonare è arrivato un poliziotto che ci ha puntato contro la sua pistola e ha detto:"Fareste meglio a rimettervi a suonare."

Era ubriaco, e andò avanti per un'ora. Volevamo andarcene, non c'era alcuna organizzazione. Quindi la mattina dopo abbiamo chiamato Danny Fields, il nostro manager, e gli abbiamo detto, "Danny, mai più."

E lui per tutta risposta fece: "Bene, stasera suonerete in questo posto, e domani in quest'altro!"

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CHINESE ROCKS

Ho scritto quella canzone per colpa di Richard Hell, perché lui mi aveva detto che ne stava scrivendo una migliore di "Heroin" di Lou Reed. Sono andato a casa e ho scritto "Chinese Rocks". L'ho scritta da solo, nell'appartamento di Debbie Harry, fra la First Avenue e la quinta strada. Ho sempre scritto le mie canzoni con i soliti versi, come "53rd & 3rd".

Poi l'ho mostrata a Richard Hell e lui ci ha aggiunto qualcosa, ci ha aggiunto questo verso, "It's hot as a bitch, I shoulda been rich, I shoulda been digging a Chinese ditch." E gli riconosco il merito. Eravamo in competizione, sai? Mi aveva messo lui in quella posizione. Era molto polemico. È molto intelligente e via dicendo—ma doveva sempre essere il primo, e non lo era mai, capisci?

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Le persone che hanno usato le mie canzoni—da Lee Childers a Johnny Thunders fino a Richard Hell—non hanno mai avuto molto rispetto per me come autore.

Johnny Thunders mi aveva fatto impazzire, con quella canzone—non capisco perché fosse così scontroso a riguardo. Johnny Thunders è grande in tutto quello che fa, perché allora prendersela con la mia canzone? "I love You" era una grande canzone, ma non riesco a capire perché mi abbia rubato "Chinese rocks".

I Ramones dissero che non avrebbero suonato "Chinese Rocks". Avevo un appartamento sulla decima strada che condividevo con Pam, una ragazza con cui uscivo all'epoca. Un giorno Jerry Nolan venne a trovarmi, e io gli mostrai la canzone. "È perfetta," disse.

Quindi detti la canzone a Jerry e gli dissi, "Perché non la suonate voi?"

E poi uscì L.A.M.F., l'album dgli Heartbreakers, e c'erano tutti i loro nomi. Penso che tutti ritenessero fosse una figata essere un drogato—ma non riesco a capire la ragione per cui me l'abbiano rubata.

SID VICIOUS

Sid mi seguiva ovunque andassi, quando ero a Londra. Non era ancora nei Pistols—ed era molto gentile. Era come un bambino piccolo, sai? Non era uno svitato allora, era carino ed estremamente innocente.

Poi una sera andammo a una festa—era estate, e in Inghilterra non hanno l'aria condizionata. Il posto si chiamava Country Cousin o Country Club. Stavano servendo birra e vino, ed erano tutti devastati. L'intero bagno era ricoperto di vomino, piscio e merda—sul lavandino, nei cessi, sul pavimento—dappertutto!

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Era disgustoso, e Johnny Lydon o qualcun altro mi chiese, "Dee Dee, ti serve niente?"

Io risposi "Sì, un po' di speed."

Così mi ritrovai con un sacco di speed in mano. Iniziai a tirare su come un forsennato, e a un certo punto arrivò Sid e mi chiese, "Hai della roba?"

"Speed," risposi.

Quindi andammo in bagno e Sid tirò fuori tutto l'armamentario. Mise un sacco di speed nella siringa—poi si sistemò l'ago, lì tra tutta la merda e il piscio. Si limitò a scuotere il tutto e a iniettarselo nel braccio.

Io stavo lì a guardarlo, sai? Lui mi guardò tutto stordito e mi disse "Ma dove hai preso questa roba?"

PHIL SPECTOR

Lavorare con Phil Spector è stato un incubo. Innanzitutto, non avevamo soldi. Eravamo insieme da quattro o cinque anni ed eravamo al verde. Stavamo in un motel pulcioso a Culver City—con i soldi sufficienti a comprare un po' di Tuinal e una birra al giorno. E Phil era totalmente fuori di testa—non ho mai incontrato nessuno pazzo come lui. Odiavamo la sua musica e ci odiavamo fra di noi, ma io gli piacevo molto.

Maneggiava tutto il tempo armi, e aveva sempre due pistole cariche. Se ne occupò Johnny—disse a Phil che doveva darci un taglio o ce ne saremmo andati. E quindi Phil disse "Provate pure ad andarvene, ragazzi. Non ci riuscirete." Così siamo rimasti lì per un paio di giorni. Ci teneva in ostaggio con le sue pistole, e ci obbligava a stare seduti in salotto ad ascoltarlo cantare "Baby, I Love You" ancora e ancora. [Ride]

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Non sapevo cosa bevesse. Non si vedeva, perché aveva un calice d'oro con un sacco di  gioielli incastonati. Sembrava Dracula che beveva del sangue, così gli dissi, "Phil, dammi un sorso…"

E lui, "Ok Dee Dee." Era Manischewitz.

Lo odiavo. Non mi piaceva niente di lui. Non mi piace la gente che è nel mondo della musica e cerca in tutti i modi di dimostrare qualcosa. Lui era così.

Le registrazioni erano un incubo, non sarebbero potute andare peggio. Una volta costrinse John a suonare l'intro di "Rock'n'Roll High School" per tipo sei o otto ore. Phil stava seduto lì ad ascoltare, in stato confusionale, e alla Johnny disse, "Guarda, non ce la faccio più, torno a New York."

Phil disse: "No, un'ultima possibilità, sto cercando di sentire una cosa." E stava lì intontito, non ho mai capito cosa stesse ascoltando.

A volte diventava violento, con me. Sembravo stimolare la sua parte nascosta. Sembrava che fossimo in competizione, e che stesse tentando di dimostrarmi che era più spesso di me. Finalmente un giorno l'ho rimesso al suo posto. Sono stato molto duro con lui—ho dovuto. Non ne potevo più.

L'album ci metteva una vita a iniziare perché Phil non voleva dirci dove avremmo registrato.

Poi, finalmente, ci dette una lista con tre studio, tutti nel raggio di 80 chilometri l'uno dall'altro e ci disse: "Chiamate questo a una certa ora ogni giorno e saprete dove potretete registrare."

Era paranoico. Aveva affittato tre studio, e aveva pagato. Voglio dire, quando usciva di casa doveva prevedere tutto, quale arma portare e chi sarebbero state le sue guardie.

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End of The Century è stato il nostro album che ha venduto di più, ma ci ha anche rovinato la carriera, perché le persone che avevano comprato il disco e che venivano a sentirci venivano "Baby I Love You," e cominciammo a perderli. Il tour successivo che facemmo era pieno di posti vuoti. Non riuscivo a crederci. Non pensavo che avremmo mai recuperato fino a quando scrissi Too Tough To Die.

Stavo tornando a casa con la band e qualcuno mise un pezzo di The End Of Century, penso fosse "I'm Affected". Era incredibile quanto fosse schifosa. Orribile. E non mi piaceva la nostra versione di "Baby, I Love You". Per niente.

In quell'album sono finite alcune delle peggiori stronzate che abbia mai scritto. Non voglio dire il nome delle canzoni, ma dopo aver sentito quell'album mi sono detto "Mai più!"

VIA DAI RAMONES

Non so quando ho lasciato i Ramones, non ne sono certo. Ho fatto un sacco di cambiamenti nella mia vita, nel giro degli ultimi cinque o sei mesi. Ho lasciato mia moglie, ho lasciato la band, e ho lasciato la mia ragazza—è stato difficile, lo sai? Ho dovuto farlo per rispetto verso me stesso. Non sono un burattino—non voglio più fare il ragazzino. E dov'ero non avevo possibilità di crescere, e c'erano un sacco di cose che non mi piacevano nei Ramones.

Per me è sempre stato importante essere me stesso. Non scrivo musica basandomi su un certo stile. Scrivo in base a quello che provo sul momento. Scrivo di continuo. Non cerco di ricreare il passato, e quello che era lo stile dei Ramones.

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Ero anche stanco dello stile da ragazzino—capelli a scodella e giubbotto di pelle. Sul serio, per quattro uomini di mezza età è ridicolo cercare di sembrare dei ragazzini.

Quello a cui si mira è diventare uomini, che si voglia essere degli adulti o meno. Penso sia preferibile essere adulti—essere abbastanza sicuri di se stessi da non aggrapparsi al passato.

Ero stanco di vivere in un continuo revival. Vedi, sto cercando di dire qualcosa sulla vita, qualcosa di positivo. Non so se quello che facevo fosse giusto—e non credo che i ragazzini che compravano i nostri album si preoccupassero di quello che avevo da dire. Vorrei scrivere cose sul mettersi in ginocchio e pregare per la pace, sai? Sto andando in quella direzione, ed è così che mi sento—era difficile farlo nei Ramones perché erano molto bigotti, avevano un sacco di pregiudizi, e tendenze molto di destra. Io mi ero spostato completamente sul lato sinistro del campo, ed è stato questo che ha creato dei problemi.

Nessuno nel gruppo stava realmente crescendo oltre a me, ed era strano, visto che non c'era nessuno lì che fosse più autodistruttivo di me. Ero un gran casinista. Gli ho fatto passare un mucchio di casini, ma come io l'ho fatto a loro, loro lo hanno fatto a me.

I Ramones sono puro odio.

Adesso che posso scrivere quello che voglio senza censure, stanno venendo fuori un sacco di cose che non sapevo di avere dentro.

Ho sempre saputo di essere capace di scrivere una buona canzone, ma adesso, se ascolto un disco dei Ramones, ci sono poche canzoni di cui sono veramente contento.

Ovvio, Joey scrive le sue canzoni d'amore piangendo per il suo cuore infranto. È imbarazzante. Ho sempre creduto che una rock star non dovesse avere il cuore spezzato. Dovrebbe essere un bastardo, un vero bastardo con le donne, e non un piagnone. Joey lo faceva in tutte le sue canzoni, e questo mi infastidiva a morte.

Quindi ho cercato di scrivere più seriamente, credo che lo facessi solo per vantarmene con loro. Non ero consapevole del fatto che fosse la cosa giusta per il gruppo, ma credo anche che il rock'n'roll dovrebbe essere fatto da tre parole e un ritornello.

E le tre parole dovrebbero essere sufficienti a dire tutto.

Nel 1975, Leg McNeil è stato co-fondatore di Punk Magazine, che è parte del motivo per cui sapete cosa voglia dire la parola "punk". Ha anche scritto Please Kill Me. Oltre a collaborare con VICE, scrive anche sul suo blog, pleasekillme.com.

Segui Legs su Twitter: @Legs__McNeil

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