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Musica

Gli IDLES sono il punk ai tempi della Brexit

Se sei incazzato, ti senti fragile, non sopporti il populismo e gli stereotipi, sappi che la tua nuova band preferita sta per arrivare in Italia.
Giada Arena
Milan, IT
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Fotografia promozionale di Lindsay Melbourne.

Qualche giorno fa ho ritrovato la mia foto di classe della terza media. Era il 2005 in una periferia romana, e in mezzo a un branco di preadolescenti con la felpa del Diabolika ci sono io con i jeans strappati, le All Star, la cintura con le borchie e una prevedibile maglietta dei Nirvana. Una ragazzina piena di ormoni, vestita di nero e incazzata da morire, che a un certo punto aveva scoperto il no future e ne aveva fatto pressoché una religione. Per anni ho amato le chitarre, moltissimo.

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Poi, progressivamente, ho iniziato a trovare noioso tutto ciò che potremmo definire rock. Poca ricerca, sonorità troppo spesso anacronistiche e, soprattutto, un’imperdonabile incapacità di veicolare messaggi che abbiano un impatto—culturale, artistico, politico. Ho trovato naturale avvicinarmi al rap, un genere che oggi racconta con maggiore efficacia la contemporaneità, iniziando a pensare seriamente che non avrei mai più trovato delle chitarre interessanti. E invece.

E invece un giorno ho scoperto gli IDLES (scritto proprio così, in maiuscolo) e mi sono ricordata quanto mi piacesse il punk, perché qui è di punk che si tratta. Nati nel 2011 nella fecondissima Bristol, patria dei Massive Attack e del trip hop, hanno preso in mano degli strumenti veri e il risultato è un’esplosione post-hardcore di sudore e cazzimma, perfettamente rappresentata dal folgorante esordio Brutalism del 2017.

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La copertina di Brutalism degli IDLES, cliccaci sopra per ascoltarlo su Spotify.

Ma ciò che davvero caratterizza gli IDLES è la capacità di descrivere la confusione del Regno Unito della Brexit, dove lo scontro è diventato acceso e la rabbia è un sentimento reale, percepito nella quotidianità—così come nel resto del mondo. In "Danny Nedelko" la raccontano citando il Maestro Yoda: “La paura porta al panico / Il panico al dolore / Il dolore alla rabbia / La rabbia all'odio". In ‘Mother,’ invece, il frontman Joe Talbot urla nel microfono "Il miglior modo per spaventare un Tory è leggere e diventare ricco", e probabilmente ha ragione. L’approccio è lo stesso dei conterranei Sleaford Mods e Kate Tempest, a loro volta tra i nomi più rappresentativi di questa nuova ondata britannica fatta di figli della working class.

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Il potentissimo Joy as an Act of Resistance, uscito il 31 agosto, suggerisce fin dal titolo un nuovo punto di vista. A Noisey UK, Talbot ha detto "Penso che la vulnerabilità sia la chiave per aprire la porta. Vogliamo trasmettere qualcosa che incoraggi la gente a essere pura, così possiamo attraversare un momento che è una merda per tutti noi per ragioni diverse. […] Nelle fasi di instabilità le persone vogliono sentirsi parte di una comunità, vogliono sentirsi al sicuro.” E infatti nelle dodici tracce del disco si parla di politica e immigrazione, ma anche di amore e vulnerabilità, fino a toccare il tema della mascolinità tossica, gli stereotipi di genere e i padri che non riescono a piangere in "Samaritans": "La maschera della mascolinità è una maschera / Una maschera che indossa me".

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La copertina di Joy as an Act of Resistance degli IDLES, cliccaci sopra per ascoltarlo su Spotify.

Questo secondo disco contiene anche un pezzo particolarmente intenso, molto diverso dal resto della produzione degli IDLES: "June" è infatti dedicata ad Agatha, la figlia di Talab nata morta lo scorso giugno. Un’esperienza intima e dolorosa che viene racchiusa nelle parole "Un bambino nato morto è comunque nato / Sono padre" e mostra un volto diverso della band, che riesce a essere potente anche in una traccia così difficile, che non ha nulla a che vedere con i ritornelli urlati a squarciagola.

A ogni loro uscita gli IDLES si confermano una delle band più interessanti in circolazione. Da un punto di vista prettamente musicale recuperano la tradizione senza inventarsi nulla di nuovo, ma questo è il punk ai tempi della Brexit: i loro pezzi parlano di rabbia, fragilità, populismo e stereotipi di genere, veicolando messaggi disruptive di cui il rock contemporaneo aveva davvero bisogno—e anch’io, che grazie a loro ho finalmente fatto pace con le chitarre.

Gli IDLES suoneranno dal vivo al circolo Magnolia di Milano il 22 novembre e puoi acquistare i biglietti per andarli a vedere.

Giada è quasi sempre su Instagram.