FYI.

This story is over 5 years old.

Música

Cinque cose che non ho ben capito del Record Store Day di quest'anno

Qualcuno può spiegare a Linus che iTunes non rientra nella categoria?

Foto via.

Il collega M.C. definì il Record Store Day "una giornata dedicata a tutti i pazzi temerari romantici eroi di ieri e di oggi che hanno deciso di guadagnarsi da vivere smerciando dischi." Che sarebbe una chiave di lettura molto emo di un angolino della nostra esistenza che in vent’anni di acquisti ha significato umiliazioni, dilapidamento del patrimonio, abbrutimento della persona e conoscenza di alcuni dei più spregevoli esseri umani su piazza (i collezionisti). Più prosaicamente, si intende una giornata che viene tutti gli anni a metà di aprile ed è dedicata ai negozi di dischi e al comprare dischi nei negozi di dischi. Per la sola giornata in questione si innesca un maestoso processo di rimozione dell’eufemismo (un complesso tipico della musica ai tempi di internet secondo il quale puoi dire punk di qualsiasi gruppo in terra e negozio di qualsiasi posto ove si trovi la musica) e si ricomincia a mettere dei paletti. Un negozio di dischi è un negozio (cioè uno stabile compreso tra quattro mura e locato in qualche angolo sperduto delle città dove viviamo) che vende dischi, cioè supporti materiali su cui è registrata musica. Non è considerato negozio di dischi (NDD) un negozio di vestiti che vende anche dischi di “realtà locali” o sette vinili shitgaze con copertina fichissima; è considerato NDD un negozio che vende perlopiù dischi ma anche qualche maglietta di gruppi o altre cose legate alla musica. Si intende per NDD i negozi di dischi indipendenti, naturalmente: la Fnac, la quale peraltro non è che se la passi benissimo, non è compresa nell’elenco e va salvata durante gli altri giorni dell’anno.

Pubblicità

Il Record Store Day è iniziato nel 2007, come una specie di celebrazione apocrifa del negozio di dischi quale forma culturale. A quei tempi era pressoché assodato per chiunque che l’mp3 sarebbe diventato l’unica forma di musica smerciata al mondo e che iTunes o Amazon ne sarebbero diventati gli unici rivenditori. Anche a me è capitato in passato di pensare cose stupide, poi ho deciso finalmente di crescere e pensare cose più stupide. Tipo che il negozio di dischi sia ancor oggi l’unico posto dove abbia davvero senso comprare musica, una pratica comunque desueta e poco illuminante, roba da nostalgici dell’era pre-internet ma infoiatissimi con internet. Da qualche anno a questa parte, comunque, il RSD ha mostrato una faccia molto inedita e LOL, dovuta alla crescita dell’interesse nell’iniziativa e all’idea che i NDD si possano tranquillamente celebrare senza entrare nei negozi stessi; la logica, immagino, è simile a quella per cui si possono raccogliere soldi per GLI ORFANI senza prendersi il disturbo di entrare mai in un orfanotrofio. Essendo io un impenitente geek della vecchia scuola per cui entrare in un negozio di dischi (se ci andate lunedì prossimo va anche meglio, ma controllate quale sia il giorno di chiusura) e mollare contanti al gestore è ancora il modo più decente di celebrare il RSD, vi sottopongo una serie delle peggiori brutture a cui questi giorni abbiamo assistito nel nome della libertà di stampa/espressione in tal senso. Non stupitevi se non trovate le cose così assurde e senza senso, naturalmente: è solo roba che penso, non voglio mettervi ansia.

Pubblicità

LA STAMPA

Vallo a dire a quelli di Radiation o della Casa del Disco di Faenza, ma questa è la prima volta in cui il RSD arriva in Italia, almeno a quanto si evince da questo articolo sul Corriere. In realtà quasi tutte le altre testate a cui riesco a pensare hanno fatto pezzi sul RSD, attratte come vespe dall’aspetto romantico di cui parlavamo in apertura e dallo sterminato successo dell’iniziativa, che pare essere l’unica cosa che accade in aprile alla musica a parte il fuori salone e/o i dj-set di Sasha Grey. Naturalmente queste pubblicazioni si concentrano sul lato romantico di cui sopra e su ciò che fa notizia, tipo le edizioni limitate messe in circolazione per l’occasione (ristampe di dischi il cui valore in molti casi andrebbe rivisto già in originale, trovate la lista qui. È abbastanza divertente, in ogni caso, leggere i pezzi delle principali testate nazionali, mettere insieme i cocci e rendersi conto che nella maggior parte dei casi il livello è settato da giornalisti magari appassionati di musica ma che (palesemente) entrano in un negozio di dischi sei o sette volte a decennio. Due consigli per il prossimo anno: 1 fate scrivere gli articoli a gente che frequenta abitualmente i negozi, posso giurarvi che gente del genere esiste e la potete pagare in CD; 2 invadete le sezioni locali dei vostri quotidiani con trafiletti che indichino gli indirizzi dei negozi  di dischi ancora aperti. Così, giusto per fare informazione su cose che la gente non conosce.

Pubblicità

DOCUMENTARIO UFFICIALE

Esiste un documentario ufficiale del RSD. Si chiama Last Shop Standing ed è realizzato da una persona che pur chiamandosi Pip Piper firma le cose a suo nome (scherzo). Non l’ho visto e magari è bellissimo, ma il fatto che esista un documentario non significa che il RSD di quest’anno consista sostanzialmente nell’andarsi a vedere un documentario, cosa per cui serve un’ora che potreste impiegare in maniera molto più fica passandola a scartabellare gli scaffali in qualche cazzo di NDD. In Italia il documentario è proiettato “ufficialmente” in sei posti, nessuno dei quali è un negozio di dischi. Chi ci guadagna? Nessuno, a parte il Flog e il Brancaleone (quest’ultimo alla facciaccia del Piper, che nonostante si chiami come l’autore del documentario a quell’ora dovrà trovarsi qualcos’altro da proiettare).

Come mandare tutto a puttane - "Happy Record Store Day! I now have almost no money left to my name until Tuesday, but totally worth it." Via tumblr

LINUS 

Il mio amico Emi ieri ascoltava Radio Deejay. Mi dice che Linus ha parlato del RSD includendo iTunes direttamente nel blocco. “Domani è il Record Store Day, la giornata dedicata ai negozi di dischi. Che possono essere anche i negozi di dischi virtuali." Savino interviene e dice cose tipo “sì, dai, non è che valgano tanto.” Penso che il mio amico Emi mi abbia raccontato una fregnaccia, voglio dire ok Linus e Deejay e l’Italietta ma insomma, ci sarà pure un limite alla vergogna. In realtà qui c’è il podcast e al minuto 6 succede davvero questa cosa. D’altra parte basta sospendere un attimo l’incredulità e si può concludere che Linus non ha affatto torto; voglio dire, il punto non è forse che il problema è che la musica non si compra? Chi se ne frega dove si compra? Questo ci porta al punto successivo:

Pubblicità

ITUNES

Ai tempi mi prese abbastanza male perdere il 10” Phosgene Nightmare, pubblicato dai Black Angels a tiratura limitata (e a supporto del penultimo LP Phosphene Dream, del quale dj Pikkio mi giura essere molto migliore) per il Record Store Day 2011: non l’ho visto in un negozio di dischi. Mi consolo sapendo che iTunes lo posso scaricare senza problemi, quello e gli altri dischi di inediti usciti l’anno scorso per il RSD. Da lunedì/martedì immagino potrete scaricarvi pure i dischi usciti per il RSD di quest’anno; magari vi tengo aggiornati. D’altra parte è comprensibilissimo che un artista voglia mettere in condivisione e/o vendere tutta la musica che produce, e non stigmatizzo la cosa perché dio mi scampi non ho un gruppo mio; mi dà solo un po’ fastidio che queste edizioni si facciano belle dell’essere pensate e realizzate per lo smercio in templi della musica ormai in via di estinzione e due mesi dopo scopri che in realtà l’mp3 va più che bene.

MILANO 

Milano è una categoria a parte, lo è sempre stata. Lo dimostra anche in questa circostanza: il luogo milanese designato per la proiezione di Last Shop Standing è il Teatro dal Verme, da non confondersi con il quasi-omonimo posto figo in Roma. Per l’occasione il Teatro dal Verme organizza persino un mercatino nel foyer. Alleghiamo uno stralcio del comunicato stampa: "A Milano, al Teatro Dal Verme già dalle ore 19.00 nel foyer sarà aperta una vera e propria Piazza della Musica piena di banchetti dove sarà possibile acquistare vinili, e cd, consultare materiali, esplorare insomma in tante sue pieghe il mondo del protagonista assoluto della nostra musica del cuore. Novità nella novità, al centro di questo spazio sarà realizzato uno speciale MUSIC CROSSING CORNER dove gli appassionati potranno scambiare/ barattare dischi e quanto altro vorranno purché inerente alla musica." In sostanza a Milano il RSD funziona al contrario: invece di far entrare i compratori nel negozio di dischi, dal negozio di dischi deve uscire pure il negoziante. Prendere su due cassette di vinili e andare a fare il mercatino nel foyer del Teatro dal Verme. Immagino che da un punto di vista milanese questa cosa di ricreare un negozio di dischi in provetta nella giornata dei negozi di dischi (e di quant’altro, purché inerente alla musica) abbia un senso, ma vi giuro che da fuori capirla è davvero molto dura.

Segui Francesco su twitter: @disappunto