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Le cose di Virginia

Invertiti reversibili

Cosa penso della proposta presentata dal consigliere milanese del PdL contro la diffusione dell'ideologia gay.

La storia di questi giorni mi ricorda vagamente cose sentite nella prima metà del ventesimo secolo, ovvero circa un secolo fa—incredibile come la moda delle magliettone e cappelli da babbazzi non sia l'unica a essere tornata in questo florido 2013. Protagonista di questa nuova avvincente avventura è il consigliere milanese Francesco Migliarese, affiliato PdL, da cui tutti non vedevamo l'ora di farci consigliare. Il giovane consigliere ha pensato di consigliare tramite una mozione urgente (come sopra, sentivamo tutti l'urgenza di farci mozionare da lui) presentata in consiglio di Zona 3 in cui si pronunzia a favore della tutela dei bambini, per la promozione della famiglia e contro (attenzione) la diffusione dell'IDEOLOGIA GAY. Leggo su Repubblica che, in segno di democrazia e apertura (non anale, no quella no) "sul suo profilo Facebook, a gennaio, Migliarese aveva aperto un lungo dibattito esprimendo nettamente la sua posizione sul tema: 'L’omosessualità è una ferita dell’identità e una tendenza reversibile'."

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Ora, essendo che più o meno sono gay da qualche tempo, anche se in molti, donne e uomini, hanno tentato, ognuno coi propri mezzi, di farmi invertire la mia tendenza, purtroppo per la fine psicologia di Migliarese sento che per il momento questa tendenza si sta rivelando, se non irreversibile, quantomeno piazzata in pole position rispetto alla sua avversaria. Non sono mai andata dall'esorcista, per ora, forse è il caso di provarci. Quello che mi preoccupa di questa persona, a prescindere dalla terminologia utilizzata—a me sembrava che le grandi ideologie fossero già morte da un po' di tempo, ma forse tutta la filosofia da metà secolo scorso in poi si sbagliava—è la vuotezza del pensiero che un'unione omosessuale possa ancora spaventare così tanto la mente di un così ben politicamente piazzato giovane eterosessuale.

Caro Francesco, partendo dalle tue stesse argomentazioni si evince che anche tu, come me, credi che la sessualità sia un flusso, una grande sfumatura tra due poli, e normalmente una persona che cambia trecentomila volte nella vita non dovrebbe ragionare a compartimenti stagni. Vuoi essere così triste da limitare a una sola categoria le possibilità di una persona? Secondo il tuo stesso ragionamento, quindi, dovresti aver pensato che anche l'eterosessualità è una tendenza reversibile. Ho alcune testimonianze a riguardo.

Il reversibile Luca.

E senti questa, incredibile: io stessa, come molte altre persone omosessuali che conosco, sono nata da genitori eterosessuali. Eppure. Eppure. Sarà stata Lady Oscar? Vorresti per cortesia integrare nella tua mozione una seconda mozione per l'abolizione di cartoni animati a sfondo ambiguo?

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Si sa che tutto il problema esistenziale del povero Migliarese è nato da un libro, Piccolo Uovo, scritto da una madre lesbica (orrore!), Francesca Pardi, e illustrato da Altan, libro che è stato portato sulle scene a marzo di quest'anno. Pure lì, abbiamo avuto un bell'episodio di ritorno di fiamma dei bei tempi che furono grazie a quei burloni di Forza Nuova, che hanno, ma dai, invocato roghi in cui consumare avidamente questa lettura. Ragazzi appassionati di grigliate, volevano farsi un bel piccolo uovo alla coque. Interrogata su questo #temacaldo mia madre (etero) ha detto: "al consigliere direi che, se il tema è trattato con delicatezza (sono bambini) e il fine è educare a tollerare anche chi pensa diversamente dalla massa, è un'operazione lodevolissima. Sennò aboliamo anche le favole, perché il Pifferaio di Hamelin diffonde la cultura del sequestro di persona e Hansel e Gretel istiga al cannibalismo." Ma certo lei è mia madre, quindi un po' di deviazione deve avercela, da qualche parte.

Ma mettiamo un attimo da parte il caro Migliarese. Adesso il problema principale della città di Milano, dato che la mozione non è stata approvata (oooooh), è un altro strumento di diffusione dell'ideologia gay, ovvero il Gay Pride. Sembra che le destre siano convinte che la giunta Pisapia sia mossa da lobby gay-rom-centrosocialine (mi ritengo a buon titolo un bell'incrocio tra queste tre realtà) per cui non si capisce per quale motivo ancora pensino di svolgere il Pride nel misero, decentrato, corso Buenos Aires anziché farlo direttamente alla Scala. L'affermazione esatta appartiene al consigliere leghista Luca Lepore. Riporto quanto scritto sul Corriere: "'Nessuna discriminazione, ma ognuno attui le proprie convinzioni e tendenze in maniera composta, civile e dignitosa, nel rispetto di altre sensibilità che, fortunatamente, sono preponderanti.' Unica consolazione: 'Meno male che la natura è stata benigna nei confronti dell'uomo, limitando a un numero non elevato queste devianze esibizionistiche'."

Se ritengo assolutamente ridicole le affermazioni di Migliarese riguardo all'ideologia gay, mi stupisce non trovarmi del tutto in disaccordo con un leghista (mai nella mia vita avrei pensato di dire una cosa del genere, aiuto). Ovviamente partendo da posizioni IDEOLOGICHE opposte. Uno dei motivi principali per cui siamo ancora al punto in cui permettiamo che un omosessuale venga visto come un esibizionista o un fenomeno di folklore è la modalità con cui ogni anno viene celebrato il Pride. Credo che, soprattutto dati gli ultimi avvenimenti in Russia e in Brasile, celebrare il giorno dei gay come una festa, come se non ci fosse un problema reale di riconoscimento dei diritti—e soprattutto di ignoranza sulle normali sfumature della sessualità umana—sia controproducente, dato che non servono le dichiarazioni di politici più o meno reazionari per capire che siamo veramente lontani da dover festeggiare qualcosa.

Non sto dicendo che un Pride non serva, ma che purtroppo per la condizione retrograda in cui versa la nostra nazione così piena di froci, non è il caso di prenderlo come una festa, per non dare la possibilità a gente come Lepore di dividere il mondo in eterosessuali civili e dignitosi vs deviati esibizionisti. Chiaramente il processo di civilizzazione di un Paese passa per tanti fattori. In questo caso viviamo praticamente circondati da stilisti, musicisti, attori, politici, preti e papi gay e solo una piccolissima percentuale di questi si espone serenamente per dare un segnale che sia il caso di considerare che i finocchi non sono degli alieni impiantati a caso in un Paese di civili e normalissime famiglie cattoliche tradizionali. Allora forse è il caso che ci rendiamo conto che i metodi di rivendicazione devono eliminare alla radice ogni possibilità di essere fraintesi e diventare più diretti possibili su quali sono le richieste. Io ci provo. Voglio uno yacht.

Segui Virginia su Twitter: @Virginia_W_