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Levi Bettwieser riporta in vita foto dimenticate da tutti

Levi Bettwieser è ossessionato dalle foto dimenticate: da anni spulcia i mercatini dell'usato alla ricerca di rullini dimenticati e ora ha fondato The Rescue Film Project, un progetto in cui si propone di svilupparli e pubblicare le foto.

The Rescued Film Project è uno di quegli ambiziosi progetti artistici che si partoriscono alle due di notte da fatti o ubriachi, durante una festa a casa di amici, e di cui la mattina successiva ci si dimentica. Per fortuna Levi Bettwieser non se ne è dimenticato una volta sobrio, e ha passato gli ultimi anni a cercare rullini non sviluppati nei negozi dell'usato della Treasure Valley, per poi svilupparli e pubblicare le foto su internet.

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Negli anni, Bettwieser—che fa il fotografo—ha accumulato più di 5500 immagini (e finora ne ha pubblicate solo una piccola parte). Le pellicole ancora da sviluppare sono più di 1000. The Rescued Film Project ha cominciato a far parlare di sé dopo che Bettwieser ha girato un video mentre sviluppa alcune pellicole recuperate da un commerciante dell'Ohio—quando è venuto fuori che erano dei negativi risalenti alla Seconda guerra mondiale.

Per quanto queste foto possano essere significative o avere valore storico, la parte più bella del progetto sta nell'ordinarietà del resto dell'archivio: un tacchino scongelato in un lavello, un parabrezza sfondato, gite di famiglia, una giornata sulla spiaggia, il funerale di uno sconosciuto. Le persone che le hanno scattate potrebbero essere morte, o se sono ancora vive probabilmente se ne sono completamente dimenticate, ma queste foto, una volta sviluppate, è come se tornassero a vivere.

Anche se nel progetto c'è un che di voyeuristico—dopotutto in quelle pellicole sono immortalati dei momenti privati di alcune persone—Bettwieser sostiene che l'aspetto sociologico e antropologico sia più importante dell'andare a spulciare il passato della gente. Tratta le pellicole come se fossero bambini piccoli, fragili e delicati, e le riporta al presente con attenzione e dedizione. Abbiamo parlato con lui per capire quanto queste vecchie pellicole polverose abbiano cambiato la sua vita.

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VICE: Ciao Levi. Come hai iniziato a raccogliere i rullini?
Levi Bettwieser: Mi piaceva andare nei negozi dell'usato, e ogni tanto trovavo qualche vecchia macchina fotografica ancora provvista di rullino. Per pura curiosità, dato che potevo sviluppare le pellicole da solo a basso costo, ho deciso di iniziare a raccoglierle. Poi, se fossi riuscito a raccoglierne abbastanza da giustificare l'acquisto delle sostanze chimiche necessarie, avrei iniziato a svilupparne un po'. Alla fine ho raccolto circa 30 o 40 rullini solo nella mia zona. Adesso mi sono imbarcato in una vera e propria missione: raccogliere più rullini e pellicole possibili prima che spariscano dalla circolazione. Perché prima o poi succederà.

Che riscontro hai avuto?
Quando ho iniziato si trattava soprattutto di pellicole degli anni Ottanta e Novanta, e c'era chi mi prendeva per un guardone. Lo capisco—nelle foto di famiglia degli anni Novanta non siamo così diversi da come siamo oggi. Ma più vai indietro nel tempo, specialmente con le vecchie foto in bianco e nero, più ti sembrano qualcosa di lontano. Sembra "storia". La particolarità di queste foto è che non c'è alcun contesto.
Esatto. Se guardi una singola immagine, non c'è nessun contesto che spieghi cosa sta succedendo. Se guardi tutto il rullino invece capisci un po' di più. Il 95 percento delle foto sono scatti amatoriali—la maggior parte dei fotografi professionisti sviluppa sempre le proprie pellicole, quindi queste foto sono tutte degli scatti normalissimi. Non sono state scattate a scopo artistico o commerciale, sono solo degli scatti di un'epoca in cui la gente non si faceva i selfie. Scattavano queste foto per i posteri, per inserirle in un album e condividerle con amici e familiari. Non lo faccio per trovare una foto dell'assassinio di Kennedy. È naturale che ogni tanto mi capitino tra le mani alcune foto piuttosto controverse, ma non è questo il mio scopo.

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Che probabilità ci sono di sviluppare con successo queste pellicole? E quante contengono davvero qualcosa?
Riesco a sviluppare circa un rullino su quattro. Questo probabilmente scoraggerebbe molte persone, ma quando ne sviluppi uno bene ti dimentichi di tutti i rullini da cui non hai ricavato nulla. Di solito sviluppo tutto in un giorno—dalle 15 alle 18 ore di fila. C'è una parte del mio laboratorio dove appendo tutte le pellicole vuote, che chiamo "il calamaro" perché una volta finito è solo una grossa matassa aggrovigliata di negativi vuoti. Hai mai trovato foto particolarmente tremende?
Ho trovato alcuni scatti di nudo e alcune foto di droga, ma non molte. Devo fare attenzione, non voglio che la gente volti le spalle a questo progetto. Quando spiego alle persone quello che sto facendo, la prima cosa che vogliono sapere è se ho trovato roba strana o perversa. In realtà non c'è mai niente di troppo strano. Sono tutte testimonianze sincere di vite di esseri umani. Se da un punto di vista legale mi sentissi del tutto tranquillo pubblicherei tutte le foto nell'archivio pubblico. Al momento, quelle pubbliche sono solo una piccola parte, e lasciando fuori il resto perdono molta della loro forza.La foto della donna morta nella bara ha avuto un certo impatto su di me.
Sì, è un momento molto intimo. In quel rullino si vede che a quel funerale c'erano così poche persone che quelli delle onoranze funebri hanno dovuto dare una mano a portare la bara. Questo mi ha fatto pensare che fosse importante includere la foto di quella donna, perché avrebbe avuto un impatto emotivo molto forte su molte persone. Il mio è un progetto soprattutto storico, ma anche artistico. Voglio guardarlo anche dal punto di vista artistico per non censurarmi troppo.

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Ti è mai capitato che qualcuno si riconoscesse in qualche foto e ti contattasse?
Una volta. Una donna che compariva in un rullino si è messa in contatto con me tramite Instagram. Ha commentato scrivendo, "Ehi quello è mio padre," così le ho mandato una mail con tutte le immagini, e in effetti in molte di queste c'era anche lei. È stata contenta, perché c'erano delle foto di quando suo padre le aveva regalato un cucciolo di chihuahua, ma è rimasta anche perplessa perché non aveva idea di chi potesse averle scattate.

A livello finanziario, come porti avanti il progetto?
Ho ricevuto alcune piccole donazioni che mi hanno aiutato molto, ma la maggior parte dei soldi li metto di tasca mia. Sviluppare non costa tanto—la cosa più costosa è recuperare le pellicole. La gente che trova le pellicole vuole sempre guadagnarci su. Invece per sviluppare una serie di pellicole in bianco e nero, magari anche 25 o 30 rullini, ci vogliono circa 25 dollari di sostanze chimiche, quindi più o meno un dollaro a rullino. Quindi più pellicole ricevi dagli altri meno ti costa, giusto?
Esatto. E ci sono così tante pellicole in giro.

Che cosa hai intenzione di sviluppare adesso?
Alcune vecchie scatole di sigari piene di pellicole degli anni Cinquanta. Ne ho circa 40 dello stesso fotografo. Ogni scatola contiene dalle 20 alle 40 pellicole, tutte meticolosamente etichettate e perfettamente conservate. Ho intenzione di cominciare a girare dei video ogni due settimane, e nel prossimo svilupperò queste.

Segui Russell Dean Stone su Twitter: @rdeanstone