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Come smettere di perdere tempo in biblioteca e rimorchiare veramente

Le biblioteche possono essere più efficaci di qualsiasi altra app di incontri, se sapete come fare. Ed è proprio in questo periodo dell'anno accademico, a esami finiti, che rivelano tutto il loro potenziale nascosto.
Niccolò Carradori
Florence, IT

Se avete la fortuna esistenziale di essere ancora in quella terra di mezzo fra adolescenza e piena maturità che comunemente definiamo "laurea triennale", probabilmente avete passato gli ultimi due mesi nella zona consultazione di qualche biblioteca, circondati da kit di sopravvivenza e schemi algoritmici in grado di calcolare il numero di pagine da studiare in base allo spazio-tempo. Avete sofferto ansia e frustrazione, e per un attimo, disperati, avete contemplato perfino l'idea di lasciarvi vendere uno di quei corsi intensivi per potenziare la memoria. Ma finalmente l'ultimo appello della sessione invernale è passato, e sta per cominciare un lungo bonacciale di fancazzismo.

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Eppure è proprio in questo periodo dell'anno accademico che le biblioteche rivelano tutto il loro potenziale nascosto. In Italia, le biblioteche universitarie e pubbliche sono il corrispettivo impoverito dei campus americani: una distilleria di vita sociale e materiale orgiastico nascosta sotto una coltre di buoni propositi destinati a spegnersi in fretta. Il periodo di decompressione che va da inizio marzo a fine aprile, in particolare, è il migliore per frequentarle.

A chiarirmi i vantaggi nascosti delle giornate intere chiusi in biblioteca durante i mesi di inutilità universitaria è stato il mio amico Sergio, fine osservatore del carnevale umano. Sergio è un abile artigiano in tutti i metodi di interazioni umane in luoghi fisici e non, ma ha un'esperienza quasi decennale nella frequentazione delle biblioteche, ed è per questo che gli ho chiesto di aiutarmi a dipanare le dinamiche sociali che vi stanno dietro.

Essendo una persona molto pragmatica e poco retorica, ha cercato subito di arrivare al nocciolo della questione, che a dire il vero era facilmente intuibile anche dall'ultimo dei profani. "Innanzitutto dobbiamo partire da un precetto madre: le biblioteche rappresentano un ottimo ricettacolo per esperienze ludiche come feste di facoltà e nuove amicizie, ma il fine ultimo dei frequentatori assidui, uomini e donne, è solo uno. Scopare."

Queste feste di facoltà.

A questo punto si è gettato in una disamina clinica e accurata delle strategie comportamentali da utilizzare per ottimizzare il tempo speso in biblioteca. Partendo dal concetto di fidelizzazione. "Il vero punto di partenza per sfruttare al meglio le biblioteche universitarie è l'adattamento all'ambiente. Si deve scegliere una biblioteca di riferimento, e frequentare esclusivamente quella."

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Il tono che aveva assunto era vagamente inquietante, ma ho continuato a seguirlo come un discepolo. "La scelta è molto importante: è meglio optare per biblioteche pubbliche frequentate da studenti misti, e non quelle di facoltà: che offrono fonti di interazione più rassicuranti ma meno gradiente di cazzeggio. Ovviamente deve esserci un baretto interno, e possibilmente una mensa universitaria vicina." Mi ha spiegato che un punto di ancoraggio sicuro è il modo migliore per entrare nel giro delle feste.

Una volta scelta la biblioteca, si passa all'ambientamento, che da quanto ho capito è una specie di metodo di segnalazione del territorio: "Devi sposarti con il contesto, diventare una presenza rilevante all'interno dell'ecosistema bibliotecario. Lavorare sul livello di confidenza con il personale e con i frequentatori abituali."

E pure sulle dinamiche tribali: Sergio infatti mi ha spiegato che nell'economia della vita scopereccia da biblioteca universitaria, se sei un maschio, la scelta migliore è quella di non bazzicare gruppi di studio composti prevalentemente da ragazze. "Non sei lì per farti ragazze che già conosci, ma per ampliare il tuo range sessuale." Quindi la decisione ottimale è quella di accompagnarsi a un piccolo gruppo di amici indirizzati verso lo stesso obiettivo."Il punto è mantenere sempre quella distanza che permette di non diventare il compagno di studio eunuco. Ma evidenziare la propria presenza."

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Nel caso delle ragazze Sergio consiglia una strategia per sottrazione. "Per le ragazze è più semplice ricevere attenzioni in un luogo pubblico. Ma è proprio questo il punto: fingere disinteresse, frequentare un risicato gruppo elitario—in questo caso eterogeneo, specifica Sergio—e scegliere zone riparate ma che richiedano spostamenti frequenti in direzione del bagno, del cestino della carta, dello scaffale con le dispense: questo attirerà l'attenzione su di voi." Fino a qui non è che ci sia niente di particolarmente illuminante, ma Sergio ha continuato a battere sul tasto della confidenza con l'ambiente per ottenere risultati.

"Scemenze a parte, quello che mi sento di evidenziare maggiormente," ha continuato, "è l'importanza della pazienza e dei tempi nelle interazioni sociali. MAI comunicare in modo eccessivamente palese che siete lì per scopare; e MAI tentare di strappare appuntamenti durante le ore di studio. Gli approcci devono avvenire nelle aree 'sociali' della biblioteca. Limitate le conversazioni a quache chiacchiera informale, e non esponetevi troppo. La base di fidelizzazione e confidenza serve appunto per evidenziare la vostra presenza e rendere più semplici le interazioni: dovete guadagnarvi uno status che vi semplifichi le cose. Tutto viene di conseguenza."

In pratica la biblioteca è un diorama di apparenze e comunicazione indiretta, proprio come nella vita reale. "Dovete sempre sembrare vagamente impegnati: portatevi dietro il computer, piazzatelo in bella vista, e quando uscite a fumare chiedete ai vostri vicini di tavolo di dargli un'occhiata con sguardo preoccupato. Ogni tanto arrivate prima e fate finta di studiare da soli."

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Anche se non studiate, però, sappiate che coltivare la vostra vita sociale in biblioteca richiede una certa dose di impegno e dedizione. Dovete sempre avere il barometro di quello che accade, e mappare con diligenza la fauna umana. "I gruppi 'Spotted' sono una vera manna dal cielo in questo caso. Rappresentano un ottimo espediente per ridurre i gradi di separazione fra voi e chi vi interessa, ma non usati nel modo convenzionale."

Il reale valore aggiunto, secondo Sergio, sta nel commentare le patetiche dediche che riguardano la biblioteca di riferimento, e fomentare il dileggio dei sentimenti altrui ingaggiando conversazioni con ragazze e ragazzi che potrebbero interessarvi. "Questo non solo aiuterà a evidenziare il vostro livello di partecipazione all'ecosistema bibliotecario, ma vi darà anche facile accesso ad informazioni su chi lo frequenta—l'indagine su Facebook è imprescindibile—e basilari spunti di conversazione nel caso in cui vogliate attaccare bottone con loro in biblioteca." Perché lucrare sui sentimenti altrui è sempre fruttuoso. Sfruttate i momenti in cui fate finta di studiare per aggiornarvi."

A questo punto, ho chiesto a Sergio di concretizzare un po'. Perché va bene il sostrato di fidelizzazione, lo status sociale e l'uso intelligente di Spotted. Sono tutte cose molto belle: ma quando è che si conclude?

"La punta dell'iceberg nella finalizzazione del lavoro sporco sono la zona pranzo e il baretto, ovviamente. Dovete frequentarli assiduamente tanto quanto frequentate la zona consultazione. Qui dovete lavorare di fino per portare a frutto gli sforzi propedeutici svolti durante le ore passate in aula studio." Ovviamente, mi assicura, non esiste una formula convenzionale per raggiungere l'obiettivo, ma se avrete lavorato bene sul vostro livello di confidenza e controllo dell'ambiente, le conversazioni saranno naturali e spontanee. "La credibilità sociale è la base della sessualità bibliotecaria."

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In cambio della sponsorizzazione del suo libro sull'eros, poi, mi sono fatto indicare una delle specifiche tecniche di approccio che Sergio ha messo a punto negli anni. La Tecnica di Panverzòn.

La Tecnica di Panverzòn è "uno step avanzato," possibile solo dopo che avete maturato un livello di confidenza tale da potervi dedicare anche ad azioni in biblioteche che non sono di vostra competenza. "Si sposa particolarmente bene con le aule studio delle facoltà linguistiche, ma è possibile utilizzarla solo se siete in due. È possibile anche nella sua variante femminile, la tecnica di Panverzjina."

In pratica la tecnica consiste nel fingere che uno dei due sia Panverzòn, uno studente polacco in scambio. L'altro interpreterà il tutor di Panverzòn, e avendo il compito di inserirlo nella vita universitaria locale dovrà operarsi per interagire il più possibile coi presenti e fare da tramite tra lui (uno dei 100.000 locutori polacchi del casciubo) e il resto del mondo.

L'obiettivo è fare leva sull'empatia e toccare le corde subliminali dell'animo umano: quando rivelerete la realtà dei fatti, ci sarà un'inevitabile rilascio emotivo che vi catapulterà ad un livello di confidenza successivo e vi farà sembrare simpatici e interessanti. Oppure solo dei coglioni, ma vabe'.

In definitiva i consigli di Sergio mi sono sembrati sensati e saggi: il segreto è l'atteggiamento, non tanto quello che dite o che fate. Soprattutto in un ambiente suddiviso in spazi e tempi come una biblioteca.

In realtà andrebbe precisato che Sergio è biondo, con gli occhi azzurri e gli zigomi a punta di derivazione borbonica. Quindi per lui è abbastanza facile fidelizzare l'ambiente e sentirsi a suo agio. Anche quando interpreta uno studente Erasmus polacco che non capisce l'inglese.

Probabilmente se assomigliate a Marty Feldman il fatto che andiate in giro accompagnati da soli uomini e che spesso studiate da soli in piccionaia vi donerà l'appetibilità sociale e sessuale di una carcassa di gnù. In questo caso per voi ogni sforzo è vano, quindi dovreste semplicemente chiudervi nello studiolo di casa, farvi venire la scoliosi, avviare amicizie di penna con classicisti carbonchiosi, e dedicarvi a poesie sull'infinito.

Segui Niccolò su Twitter: @NCarradori