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Musica

Insomma, com'è il nuovo mixtape di Future?

Il suo "Purple Reign", uscito settimana scorsa, è all'altezza delle aspettative che nutrivamo nei confronti del re della trap?

La intro, “All Right,” cattura immediatamente la tua attenzione. Non sembra contenere la stessa aggressività che caratterizza le produzioni a cui Future ci ha abituato. E poi arriva la prima bassline, a circa venti secondi dall'inizio del mixtape, e improvvisamente ci troviamo dentro quello che potrebbe benissimo essere la colonna sonora della sfida dell'uomo contro le macchine. E lì capisci che tutto è cambiato per un motivo preciso: Future è nello stato mentale che la sua traccia "All Right" suggerisce.

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Dopo la scalata al successo iniziata a metà del 2014 e concretizzatasi lo scorso anno con i progetti Monster, Beast Mode, 56 Nights, DS2, oltre che con What A Time To Be Alivela release collaborativa con quel ragazzaccio di Toronto—Future ha lasciato i suoi fan appesi a un filo: tutti ci chiedevamo come avrebbe potuto rimanere a quei livelli. Il rapper di Atlanta ha effettivamente tirato fuori, negli ultimi tempi, alcune release che, da sole, sarebbero bastate a cristallizzare nell'olimpo della musica la carriera di ogni artista, grazie alle quale si è costruito una fan base che l'ha seguito dallo status di culto fino all'approdo nel mercato mainstream. La critica l'ha annoverato come uno degli artisti-simbolo del 2015, grazie alla portata innovativa della sua musica, oltre che per la sua attitudine. Quindi ora sorge una domanda: riuscirà il nostro Future a doppiare i successi dello scorso anno? Come farà a stare all'altezza delle aspettative dei suoi fan, oramai abituati a livelli stellari? Alcuni critici hanno sollevato l'obiezione che la sua musica stesse perdendo mordente, diventasse via via meno stupefacente a livello creativo e contenesse poca di quella profondità che ci vedevano i fan. Al quadro incerto del futuro di Future si aggiungono le aspettative per Monster 2 o Ape Shit, la collaborazione con Mike WiLL Made-It.

Ascoltando Purple Reign, si capisce che non ci troviamo davanti ad un passo avanti in nessun senso dai suoi lavori precedenti. Si tratta più che altro di un'ovvia continuazione della strategia che stava già funzionando, se non del ricalco pedissequo dei suoi stessi passi. Alla fine è proprio questo che ha permesso alla sua trilogia di mixtape di diventare un culto: Future mantiene una sorta di basso profilo, con lo scopo di consolidare la sua posizione all'interno del music business senza sedersi sugli allori. Purple Reign è esattamente quello che dice il titolo (che dà anche nome al tour che Future sta per inaugurare): è una retrospettiva su tutti i turbamenti e gli psicofarmaci versati durante l'ascesa ai vertici del rap, oltre che fungere da una sorta di teaser per la prossima fase della sua dominazione della scena.

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Le menti dietro a questo mix, ossia Future, DJ Esco e Metro Boomin, hanno evidentemente scelto di dare un accento più astratto, contemplativo, scegliendo sonorità meno aggressive, ben più cervellotiche rispetto all'apocalisse di beat potentissimi che avevano caratterizzato i progetti precedenti. Non a caso i co-producer di questa uscita sono i responsabili della crescita e dell'evoluzione artistica di Future. Chi si è appena avvicinato al suo mondo forse non riterrà che questo mixtape sia niente di che—la narrazione e la scrittura ruotano sempre attorno alle stesse riflessioni, apparentemente: si parla di rimpianti, ma anche di gratitudine nei confronti di tutto ciò che l'ha portato dov'è ora—ma chi ha un orecchio più allenato si renderà conto che, sebbene sottile, c'è qualche evidente passo avanti. Il tono generale è cambiato: Future sembra completamente a suo agio, rilassato, in pace con se stesso.

Chiaro, il ragazzo è ancora incazzato, così come rimangono accennati i temi sviluppati in precedenza, i turbamenti, la rabbia, la vulnerabilità che lo caratterizzavano, ma stavolta l'aria in cui girano è diversa. Non sto dicendo che il sad boy della trap abbia tirato fuori un album allegro, ma non è nemmeno così giù di corda. C'è più che altro la consapevolezza che il mondo continuerà ad essere pieno di merda, e lui è il primo a dirlo, e assieme a questa presa di coscienza si nota anche un atteggiamento più maturo, a livello artistico e personale.

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In un certo senso potremmo considerare Purple Reign come una collezione di B-side. Alcune tracce sono B-side nel vero senso del termine, sono materiale extra, altre invece risultano più una risposta a tracce uscite in precedenza. Alcune sono riflessioni su quanto accaduto dopo il successo di Honest, un'autoanalisi sull'evoluzione della sua carriera, sul posto in cui si trova ora. Le connessioni con i suoi lavori precedenti sono evidentissime, e riescono a mettere luce su certi passaggi che risultavano oscuri. Per esempio, “Perkys Calling” è la risposta a "Just Like Bruddas" in cui si parla delle lezioni che ha imparato da quando Beast Mode l'ha portato alle stelle, e lui si è sentito una merda per non essere riuscito a portare con sé tutta la sua famiglia e i suoi amici. “Purple Reign” continua la tradizione stilistica di Future di affidare all'outro dei suoi dischi il compito di riassumerne la prospettiva, oltre che contenere riferimenti a “Codeine Crazy.” Nonostante il tono celebrativo, c'è un'ombra nera, anzi viola, su questo successo, ed è tutta riflessa nel tono della sua voce. Il bello di Future è che puoi realmente sentire quello che sta dicendo, e percepire il velo di malinconia all'interno di tutto il quadro. Anche se è riuscito a raggiungere ogni obiettivo che si era fissato, a realizzare i suoi sogni, ci sono ancora cose che rimpiange di aver fatto, durante la sua scalata al successo. Altre tracce fungono da corrispettivo a suoi lavori precedenti, ma è meglio che lasciamo il gioco in mano a chi avrà voglia di approfondire.

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Immagine di Alex Cook

E quindi questo mixtape è figo o no? Personalmente, credo sia fighissimo, pieno di sfumature come poche altre sue release e uno dei più ampi spettri emotivi che Future ci abbia fornito. Oltretutto è un terreno di gioco in cui si fanno tentativi di incursione in nuovi orizzonti sonori, trattati sempre con la sicurezza con cui Future si avvicina ad ogni sfida. I suoi collaboratori storici danno il meglio di sé: Southside dà mostra delle sue doti, così come i producer che da sempre sono al suo fianco, DJ Spinz, Zaytoven e Nard & B (tra tutti, i più sottovalutati collaboratori di Future) non si arrendono ad adattarsi al sound che finora è risultato vincente, ma sembrano voler esplorare sempre nuovi territori, alzare l'asticella fino al limite (per capirci, schiacciate play su “Inside the Mattress”—mi immagino quel pezzo a colonna sonora del momento in cui mi spuntassero le ali e mi mettessi a volare), Metro Boomin continua a regalare quei complementi sonori sovrannaturali che l'hanno reso uno dei producer più interessanti del momento.

E lui, Future, si conferma un artista in grado di spingere le sue emozioni fino ad oltre i confini della traccia e di affondare duri colpi in mezzo al tuo fegato. Oltretutto, ora sembra aver trovato nuove strade per connettersi a chi lo ascolta, strade che, in questo caso, prendono la forma di un mixtape di B-side. Perché i pezzi di Future non sono leggeri di per sé, anzi, però dopo averli ascoltati ti senti più leggero tu. Purple Reign è uno dei casi più evidenti, in questo senso. È come se volesse comunicarci che ogni felicità, ogni benessere a cui si arriva è tale perché sai quanta merda hai dovuto passare per ottenerlo, e quanta merda tu abbia ancora intorno.

Una volta una mia collega mi ha detto "non fidarti mai delle prime impressioni di qualcuno su un disco di Future, nemmeno delle tue." Su questo mixtape già sento che ci saranno guerre d'opinione, così come in generale sulla carriera di Future. Ma che piaccia o meno artisticamente, è indubbio che ogni suo lavoro rappresenti un investimento emotivo personale. E con quest'album ce l'ha dimostrato.

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