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Il problema dell'acqua di Ibiza

I turisti che visitano in massa la mecca del clubbing ignorano che Ibiza è in grave siccità da anni, anche per colpa loro.

Sono le sette del mattino, è la mia ultima sera qui a Ibiza, e le lame della disidratazione e del mal di testa da hangover stanno iniziando a farsi sentire. Sono alla fine di una sei giorni di feste senza fine, in cui ho ballato in una caverna illuminata da strobo allo Space, locale in cui il resident da quindici anni è Carl Cox, che, con un berretto da marinaio e una maglia con la scritta VIBES, ci sta dando dentro in un back to back con Nic Fanciulli. Sono due giorni che non dormo.

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So che sono pericolosamente vicino al limite estremo che il mio corpo può sostenere, quindi decido di dirigermi verso i bagni per riempire la bottiglietta, ora vuota, di acqua che mi è costata 10 euro. Penso, come è normale, "fanculo, io non li spendo altri 10 sacchi, la riempio con l'acqua del bagno". Mentre apro il rubinetto, in bagno mi guardano con gli occhi di chi sa già cosa sta per succedere: quell'acqua sa di marcio, sa di succhi gastrici di un mostro marino che mangia sale. Ho fatto un errore grossolano, e quegli sguardi sono solo una parte del prezzo da pagare.

Chiunque sia stato a Ibiza sa che, anche se la splendida isola del mediterraneo è circondata da acque cristalline, non ha nemmeno una goccia di acqua potabile. Lo Space è uno dei peggiori quanto a non-depurazione dell'acqua, ma praticamente ogni club cui sono stata aveva schifezze ferrose che uscivano dai suoi rubinetti, anche le discoteche più grosse come il Pacha, il DC10, l'Amnesia, e il Sankeys, o quelle più piccole come il Lips e l'Ibiza Underground.

Sulle prime ho ceduto al mio lato complottista. Dato che la maggior parte dei club ad Ibiza vive delle abitudini poco inclini al salutismo dei suoi turisti, non è che fanno apposta a non mettere acqua potabile nei propri bagni? Le bottigliette, nei club, costano dagli 8 ai 12 euro, quindi il margine di profitto sarebbe stato sicuramente stellare. Presto, però, ho scoperto che l'acqua salata che sta nei grossi club viene direttamente dalle infrastrutture idriche del Paese, ed è solo la punta dell'iceberg di un problema che affligge ogni angolo dell'isola, dalle case di chi vive nelle montagne agli hotel a cinque stelle sulla spiaggia.

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Per metterla giù semplice, Ibiza è nel pieno di una crisi idrica.

Il problema proviene dal consumo eccessivo di acqua potabile avvenuto in passato nell'isola—l'acqua è una risorsa preziosa per ogni isola, ma ancora di più per una che, ogni estate, vede il proprio territorio invaso da milioni di turisti assetati. Secondo Katherine Berry—una volontaria che si occupa di conservazione del patrimonio idrico per conto del gruppo locale Ibiza Preservation Fund—le risorse idriche di Ibiza arrivano da due fonti: la prima è una serie di laghi sotterranei, che stanno al di sotto di uno strato calcareo. Queste falde acquifere sono la fonte di quasi la metà dell'acqua che consumata sull'isola. La seconda fonte è una rete di piante desalinanti che filtrano il sale dall'acqua.

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Ma con un record di tre millioni e mezzo di turisti che hanno visitato Ibiza nei primi sette mesi del 2015—sotterrando letteralmente i 140.354 abitanti dell'isola—la richiesta di acqua pulita ha oltrepassato, e di molto, i limiti consentiti. Il risultato è che le falde acquifere vengono svuotate molto prima di quanto dovrebbero, e la pioggia non fa in tempo a riempirle di nuovo, dice Berry. In più, bassi volumi di acqua nelle falde possono causare cambiamenti di pressione all'interno dei muri di calcare, permettendo all'acqua del mare di penetrare, e questa è in parte la ragione per cui l'acqua del rubinetto, a Ibiza, ha quel sapore. L'inquinamento da sale varia da quartiere a quartiere. Berry nota che il quartiere molto in vista attorno a Platja d'en Bossa—quello in cui si trovano club come lo Space l'Ushuaïa, il Sankeys e il DC10—ha il valore del sale 24 volte più alto rispetto all'acqua potabile, motivo per cui sconsiglio a tutti di commettere la mia stessa ingenuità nel voler bere dai loro rubinetti.

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Uno dei tre impianti pubblici di desalinizzazione di Ibiza (Foto concessa dall'Ibiza Preservation Fund)

L'inquinamento delle falde ha fatto in modo che l'isola dipendesse dai suoi impianti di desalinizzazione—da cui ora dipende la fornitura di acqua dell'isola. Ci sono tre impianti pubblici di desalinizzazione sull'isola (anche se uno non ha ancora aperto a causa di conflitti finanziari), ma Berry mi dice che alcuni hotel hanno i propri sistemi di depurazione, illegali. Per i club è meno comune avere il proprio impianto di desalinizzazione, anche se Josh Fisher, il direttore creativo dello Space, mi ha detto che l'Ibiza Underground, un club piccolino in quella che prima era una villa privata, pare abbia il suo proprio macchinario—un filtro per l'acqua molto costoso che molte residenze private utilizzano, che per ogni litro purificato, spreca parecchi litri di acqua.

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Gli impianti di desalinizzazione producono acqua pulita rimuovendone il contenuto salino, ma non sono la soluzione. Infatti, alla fine producono danni ulteriori all'ambiente, dato che i rifiuti sono gettati nel sistema fognario dell'isola, che non è certo costruito per ospitare questi livelli di salinità. "Secondo il piano agricolo di Ibiza, l'acqua fognaria dovrebbe essere riciclata e utilizzata per irrigare i campi," dice Berry. "Ma ora non è più possibile riciclarla, quindi va tutta sprecata."

Un trattamento di depurazione dell'acqua fognaria a Ibiza (Foto concessa dall'Ibiza Preservation Fund)

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Giusto per peggiorare la situazione, Ibiza è nel mezzo di una crisi di siccità. Secondo le statistiche diffuse dal General Directorate of Water Resources nel dipartimento agricolo, ambientale e territoriale delle Baleari, due anni di poche precipitazioni hanno causato una diminuzione delle riserve del 29% nel giugno del 2015. Erano dieci anni che i livelli non erano così bassi.

La situazione è talmente grave che un mese fa, il 18 setttembre 2015, il governo delle Baleari ha istituito una legislazione di emergenza per la siccità, allo scopo di conservare l'acqua con misure speciali, come ridurre la quantità di acqua che può essere estratta dalle falde, sospendere lo scavo di nuovi pozzi e chiedere ai singoli comuni di controllare il consumo di acqua dei propri abitanti. In un'inchiesta pubblicata dalla rivista locale Noudiari, il presidente del Governo delle Baleari, Francina Armengol, dice che questa nuova legge è fatta su misura per "l'emergenza ambientale di Ibiza," e critica i governi precedenti per non aver fatto nulla per prevenire questo rischio.

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La Casita Verde di Ibiza (Foto via Casita Verde)

Il tentativo del governo di mettere pezza al problema dell'acqua di Ibiza dopo anni in cui questo problema è stato ignorato, è apprezzato da molti, tra cui Chris Dews, un ecologista dai capelli brizzolati che sta dietro a due organizzazioni ecologiste dell'isola: la fattoria Casita Verde, un centro educativo per la sostenibilità e le energie alternative, e l'associazione no profit Greenheart International, un programma per studenti che promuove il volontariato ambientalista. "Se non hai più acqua, la storia si fa seria—in particolare se hai invitato milioni di turisti a casa tua e questa gente non si può fare la doccia," mi racconta Dews.

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La crisi dell'acqua di Ibiza è il prodotto di un turismo da feste sconsiderato, ciononostante, il turismo resta il motore economico dell'isola, a cui porta 17,4 miliardi di euro all'anno, che, nel 2008, erano il 72 percento del guadagno complessivo. Secondo Chris Barratt—un DJ inglese che vive a Ibiza, anche conosciuto come Eagles & Butterflies, che ha prodotto cose per label come Innervisions and Get Physical—il problema è estremamente complesso. Anche se gli abitanti del luogo sono consapevoli della situazione, le orde di gente che visita Ibiza solo per far festa, quelli che una volta l'anno si muovono in pellegrinaggio verso la mecca del clubbing, ignorano completamente il problema. Alcuni non ne sanno nulla, altri se ne fregano consapevolmente. "Non credo che a questi turisti importi qualcosa, non è casa loro," dice Barratt, e aggiunge: "Be', dovranno interessarsene per forza, nel momento in cui non avranno più acqua potabile sulla loro bella isola."

Anche se il governo ora ha lanciato l'allerta, il network di associazioni ambientaliste locali e internazionali è ancora il motore principale per la consapevolezza sul problema idrico. "Adesso è il momento giusto per organizzarsi, in termini ecologici," ci dice Dews, parlando dei movimenti che nascono o si diffondono su Internet. "Ci riuniamo per discutere la crisi idrica, la gente ne parla su Facebook, e così facciamo sapere a tutti che dobbiamo prenderci cura della nostra isola. Questa è una piccola rivoluzione."

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La "scena ecologica" si esprime a pieno nello Spirit Festival, un evento libero che si tiene all'Agroturismo Atzaro, un hotel isolato situato in una fattoria a conduzione familiare in mezzo a Ibiza.

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Yoga di coppia allo Spirit Festival (Foto via Ibiza Spirit Festival/Facebook)

Dopo un viaggio di circa 40 minuti in taxi, in cui ho attraversato stradine strette, arrivo e mi trovo davanti un gruppetto di modelle, ricchi europei, bambini biondissimi e un DJ di nome Josh Wink, che se la giocano tra sessioni di yoga, workshop tantrici e cerchi canterini tra letti di canapa e prati adornati di fontanelle. Tra tutte queste attività ricreative, una giovane imprenditrice inglese di nome Nat Rich regala campioncini di acqua dalla propria azienda, la Sustainable Flow. Rich è una donna che risplende di salute, un incrocio tra Marissa Cooper di The O.C. e la barista più zen del bar più bio che conosci.

Più tardi ribecco Rich su Skype, dove mi spiega che l'anno scorso, durante una sessione di meditazione, è stata ispirata a fondare un'azienda che producesse acqua in maniera sostenibile, che fosse una valida alternativa all'acqua in bottiglia o a quella del rubinetto. Dopo una decina d'anni in cui era stata a Ibiza come turista, Rich ha deciso quest'estate di trasferirsi sull'isola e di fondare Sustainable Flow. La sua azienda vende prodotti come distillatori d'acqua, purificatori e test kit, ma fa anche un passo in più rispetto alle altre aziende d'acqua della zona, dato che combina la scienza con la filosofia New Age: in particolare, l'idea che puoi usare campi magnetici e geometrie sacre per purificare l'acqua da sostanze tossiche come il calcare. Rich sostiene che il risultato, che lei chiama "acqua consapevole", sia salutare sia per il corpo che per l'agricoltura, e che possa ridurre il consumo totale dell'acqua di chi ha una casa o un'attività. "Acqua consapevole significa pensare al Pianeta, e non sprecare acqua per purificarla," dice Rich.

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Rich ha conosciuto la Casita Verde e Chris Dews, il fondatore di Greenheart International dopo avergli venduto un macchinario per la sua azienda agricola. Da allora i due gestiscono insieme una serie di incontri bisettimanali tesi a radunare le diverse organizzazioni ecologiste di Ibiza. "Oggi abbiamo una grandissima quantità di associazioni no profit per la salvaguardia del patrimonio idrico, ciononostante il problema dell'acqua è al culmine," dice Rich. "Su scala globale, c'è ancora molto che non funziona e dobbiamo tentare un approccio alternativo." Rich ci racconta che il suo obiettivo è creare un collettivo organizzato a Ibiza che si occupi di diffondere metodologie alternative di depurazione e salvaguardia dell'acqua ai proprietari di hotel e locali dell'isola.

"Il problema dell'acqua non è ancora stato affrontato collettivamente, per questo non si possono incolpare i proprietari dei locali, che ancora non si sono attivati," spiega Rich. "Dobbiamo unire le forze. Non siamo qui per rompere le palle. L'obiettivo di tutti è di far sì che l'isola sia al meglio."

Nonostante il solare ottimismo di Rich, è dura immaginare che i club prendano decisioni economicamente controproducenti come sostituire le bottiglie di plastica con le più costose, ma meno inquinanti, bottiglie di vetro; estrarre dagli impianti di dissalazione, così i clienti potranno bere acqua del rubinetto gratis; accrescere la misura delle bottiglie d'acqua, così da usarne di meno. Secondo il direttore creativo di Space Fisher, il motivo per cui così tanti locali continuano a vendere le bottigliette sovrapprezzo è perché la domanda è molto alta. "Devi capire che molta gente entra gratis alle feste, tutti prendono un sacco di droghe e finisce che ci si divide un drink in quattro", spiega. "L'acqua non è vista come un modo per fare soldi, ma posso capire perché costi tanto."

Gli abitanti di Ibiza hanno una storia di lotte comuni affrontate con spirito unitario—da quando hanno impedito che si costruissero pozzi petroliferi nel 2014 a quando hanno convinto MTV a non girare Ibiza Shore. Il problema della crisi dell'acqua di Ibiza, però, è che ci sono troppi interessi in conflitto. È un circolo vizioso: l'isola si sostiene grazie al clubbing, ma il clubbing rischia di distruggere l'isola. I locali hanno la prerogativa di continuare ad attirare sempre più turisti e si cibano della loro sete inestinguibile tanto di acqua quanto di edonismo.

Parlando dello Space, Fisher dice che il club sta facendo la propria parte di iniziative eco-sostenibili come riciclaggio di plastica, cartone e vetro. Ma queste misure hanno un impatto minimo visto che non ci sono impianti di riciclaggio a Ibiza. Quello che succede è che i rifiuti vengono raccolti e mandati agli impianti di Saragozza e Maiorca, il che significa che anche una bottiglia d'acqua riciclata lascia un'impronta carbonica significativa. Insomma, il governo deve fare di più, sostiene Fisher. "Penso che la colpa sia dei comuni—si preoccupano dei taxi illegali, della droga e dello stare a torso nudo in pubblico, ma non parlano dell'acqua."

Alla fine, c'è ben poco che i club possono fare per contrastare la siccità di Ibiza se i turisti scottati e perduti nei meandri della tech-house non vogliono ascoltare, e qui Fisher pone una questione importante: "Se un locale ti avvisasse della carenza d'acqua, tu staresti a sentire?"

_Per avere informazioni sui Global Goals visita collectively.org._