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Musica

"Girls and Boys": compie 20 anni la hit paracula dei Blur

Sembra una canzoncina così stupida, in realtà è stata la mossa più intelligente della band.

Esattamente vent'anni fa Damon Albarn e soci hanno mostrato al mondo che la condizione necessaria e sufficiente per comporre un inno internazionale della gioventù è metterci le parole "girls", "boys" e "love". "Mi pare un messaggio universale, non trovi?" aveva commentato il leader della band in un'intervista uscita a quei tempi. Maledetto geniaccio.

Per quelli di voi che non sono aggiornati sulla carriera del quartetto inglese (vergognatevene un po'), "Girls & Boys", uscito precisamente il 7 marzo 1994, era il singolone da sfondamento del terzo album dei Blur, Parklife. Quest'album veniva dopo un paio di lavori vagamente ispirati agli Stone Roses e a tutto quel sottobosco dei primi anni Novanta, che avevano portato la band a un tour mezzo moscio negli Stati Uniti, da cui erano tornati con le pive nel sacco.

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Nel maggio del '93 se ne erano usciti con Modern Life Is Rubbish —il primo LP della trilogia "Life" (completata da Parklife e The Great Escape), un album che si è sedimentato così bene nella musica e cultura britannica che sarebbe potuto essere venduto in combo con un pranzo fish&chips. In ogni caso, mentre Modern Life Is Rubbish raccontava la storia dei giovani inglesi, ma attecchiva su un pubblico relativamente limitato, il resto del Paese, come il resto del mondo, era più impegnato a decolorarsi i capelli e indossare camicione di flanella per onorare il santo Cobain. I Blur erano troppo inglesi e troppo intellettuali in un'epoca in cui l'ordine del giorno erano gli Stati Uniti e la rabbia giovanile.

Con Parklife, i Blur non hanno cambiato di molto il loro spirito, ma si sono forse sporcati un po' più le mani andando a scavare nei bassifondi dell'Inghilterra, e, invece che starsene con le braccia conserte a osservare la scena, Albarn ha iniziato a calibrarsi come frontman da "oi! oi!, have a banana"—questo tipo di frontman. I Blur erano finalmente diventati qualcosa di vero, onesto, parte integrante della cultura giovanile, e la nuova brillante fase della loro carriera è finemente esplicata nell'essenza di "Girls & Boys", un'ode alla gioventù tra i 18 e i 30 che andava in vacanza per cuccare. Una canzone costruita in maniera magistrale, con un ritornello talmente memorabile che te lo ricordavi anche dopo 20 Eggermeister (un drink che andava molto in Gran Bretagna all'epoca: trattasi di Jagermeister con un uovo sbattuto dentro, roba bella).

"Girls & Boys" rappresentava l'inno ufficiale dei ragazzi indie, e non importava neppure molto di cosa significasse il testo, di cosa si interessasse la band o di come fosse la musica, perché la traccia in sé era perfetta per una serenata da ubriachi sotto al balcone dell'amata al campo estivo di Malta o per tirare fuori il pisello e iniziare a fare l'elicottero per tramortire di gioia gli amici delle discoteche di Ibiza.

Non era nemmeno così importante che il testo di Albarn fosse una sottilissima satira proprio di tutto questo mondo mondano e insensato dei ragazzetti ubriachi, non era nemmeno importante il sottotesto cripto-femminista e intellettuale di Graham Coxon con i suoi onesti ed eloquenti "uh uh oh, uh uh oh". E nemmeno gliene batteva una mazza a nessuno che, lontano dai campi da football e dalla folla di giovani squattrinati che idolatravano il pezzo, il bassista dei Blur Alex James si sciabolasse due bottiglie di champagne al giorno e non stesse proprio proprio vivendo un'esistenza, come dire, proletaria. Non importava più nulla, tranne il fatto che si potesse cantare a squarciagola un inno generazionale contenente "Girls", "Boys" e "Loooove".

E questa è una benedizione, per i Blur, ma anche una maledizione che fa incazzare molte band pure oggi. Non importa quanto picchino i Kasabian e quanto si impegnino a parlare di argomenti scottanti tipo assumere funghetti allucinogeni o—sì—carne di cavallo negli hamburger, la loro audience sarà sempre composta dal tipo di persona che si sloga il collo durante le prime tre canzoni per poi sboccare la cena sulla propria fidanzata. Questo succede con canzoni in cui la sillaba più ricorrente è "OOSH".

Venti anni sono passati, e "Girls & Boys" potrebbe, all'apparenza, risultare una delle tracce più stupide e arringa-folla dei Blur. Se non fosse che, in realtà, è stata una delle mosse più geniali e furbone di questa band di cervelloni. Oltretutto è una cazzo di super hit.